28032024Headline:

Camerieri a quattro euro l’ora, nella Tuscia il lavoro è povero

Turismo, agricoltura, commercio: battaglia dell'Usb per il salario minimo

di Simone Lupino

VITERBO – Camerieri, inservienti, cuochi, pizzaioli, baristi: nella Tuscia ci sono lavoratori stagionali nella “fabbrica del turismo” che vengono pagati una miseria, anche 4 o 5 euro l’ora. Lo dicono i rappresentanti dell’Usb che venerdì scorso hanno tenuto una giornata di protesta davanti alla sede dell’Inps in via Matteotti – iniziative simili si sono svolte in contemporanea in tutta Italia -, per chiedere che il parlamento approvi quanto prima una legge che stabilisca un salario minimo sotto il quale sia illegale lavorare. “Casi simili – spiega Elisa Bianchini del sindacato di base – si riscontrano soprattutto nelle località di villeggiatura, sia che si tratti dei laghi che del litorale. Ma il fenomeno sta diventando diffuso anche nel capoluogo. I pagamenti in genere avvengono a mano, al termine della giornata di lavoro e per di più al nero”.

Ovviamente non si può generalizzare. Ma quello che arriva dal sindacato, che sul territorio tiene un monitoraggio continuo attraverso i propri sportelli, è molto più di un semplice campanello d’allarme.

“Turismo, commercio, agricoltura, ma anche le pulizie e la logistica: sono alcuni dei settori dove, in assenza di un salario minimo previsto dal contratto nazionale di lavoro, è più facile riscontrate forme di sfruttamento del lavoro o di lavoro sottopagato. Turismo, commercio e agricoltura, inoltre, sono proprio tre dei motori principali dell’economia Viterbese”, dice sempre l’Usb. In un certo senso si potrebbe affermare che dietro una fetta consistente del Pil della Tuscia si nascondano forme di lavoro sottopagato e sommerso.

L’Usb fa altri esempi: “La maggioranza dei lavoratori dei campi nella piana intorno a Castel d’Asso prende meno di 9 euro. In alcuni casi anche 3 euro all’ora per tredici ore di lavoro. A volte il datore di lavoro usa l’escamotage dei contratti part-time a 8 ore alla settimana per non rischiare sanzioni in caso di controlli”. E poi il commercio, “dove assistiamo sempre più all’assunzione di lavoratori interinali tramite cooperative, un modo che evita alle aziende della grande distribuzione ‘il problema’ gestire direttamente i lavoratori”.

E’ dietro i contratti part time che si nasconderebbe l’insidia maggiore. Nella Tuscia un lavoratore su tre è soggetto a questo tipo di contrattazione. “Il 60% di questi contratti è illegittimo – dice Luca Paolocci, anche lui dell’Usb – in quanto nasconde un lavoro full-time subordinato, inquadrato in modo atipico per non assicurare il lavoratore o per sfuggire ai controlli sulla sicurezza del luogo di lavoro, obbligo del datore. La diffusione di queste forme di cattivo lavoro ha un effetto primario sul reddito dei lavoratori che, nonostante svolgano più di un lavoro, non arrivano a fine mese e non sono in grado di affrontare spese impreviste (comprese le cure mediche che, nella città di Viterbo, sono sempre più inaccessibili e privatizzate). Diminuisce l’importanza specifica del singolo lavoratore nelle logiche di mercato. Questo può essere rimpiazzato facilmente, qualora reclami i suoi diritti, a costo uguale, ma per lo più a costo inferiore”.

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