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Gli chef stellati della Tuscia illuminano Caffeina

Successo per la serata con Iside De Cesare, Lorenzo Iozzia e Danilo Ciavattini

Il Sentiero degli Osti è tornato nella sua casa a piazza San Carluccio con una serata, quella di lunedì, nella quale hanno trovato spazio tre ospiti d’eccezione nel campo enogastronomico viterbese. Sul palco della ribattezzata piazza degli Osti sono infatti salite le tre stelle Michelin della Tuscia: Iside De Cesare, del ristorante La Parolina di Acquapendente; Lorenzo Iozzia di Casa Iozzia a Vitorchiano e Danilo Ciavattini dell’omonimo ristorante viterbese.

Nel talk condotto dall’esperto gastronomico Patrizio Mastrocola e da Stefano Polacchi, giornalista di Gambero Rosso, ma accompagnato anche dalla presenza ”dell’oste di casa” Felice Arletti, i tre chef stellati hanno affrontato diverse tematiche riguardanti il cibo, passando dalle nuove tendenze in cucina fino alla descrizione del loro ruolo e di ciò che esso comporta.

Come molti di voi immaginano, il nostro è un lavoro che non ha un vero e proprio orario – spiega Ciavattini al pubblico presente a piazza San Carluccio -. C’è bisogno di grande attenzione e un particolare impegno che deve andare oltre il mero discorso delle ore lavorative se l’obiettivo è quello di ricercare la qualità”.

Alla base di un piatto non ci sono solo materie prime selezionate, ma anche creatività – sottolinea poi Iside De Cesare -. Credo che i giovani di oggi siano bombardati di idee ma a volte quello che davvero manca è l’aggiunta della curiosità e di una storia che possa raccontare un territorio da cui quella ricetta e quel piatto provengano realmente

Inevitabilmente poi, il discorso è andato sui fast food e sul rapporto che i tre chef hanno con i vari tipi di ristorazione rapida. ”Non nego di esserci andato o che non ci andrò mai in futuro, ma ritengo che sia davvero difficile che un burger di tizio possa essere tanto meglio di una fettuccina fatta in casa in una trattoria ad esempio” ammette precisando però Lorenzo Iozzia. ”Forse sarò una romantica, ma preferisco un piatto semplice ma preparato con passione e volontà in un ristorante. Il fast food invece, con i suoi ritmi serrati, costringe i suoi dipendenti ad un rapporto con il cibo che difficilmente li entusiasma” conclude infine Iside De Cesare.

Prima di chiudere la serata, i tre chef hanno risposto anche a qualche breve domanda davanti ai microfoni di Viterbo News 24.

D: Pensi che la Tuscia, seppur abbia molte potenzialità, possa sentirsi un po’ schiacciata dall’enorme peso della tradizione enogastronomica di due regioni vicine come Umbria e Toscana?

R: (Lorenzo Iozzia) No, io credo solo che quello che sta facendo ora la Tuscia sia solamente iniziato prima in queste regioni. Credo che i nostri siano territori simili anche dal punto di vista del cibo, ma hanno in Umbria e Toscana hanno scelto giustamente di muoversi prima e scegliere di divulgare nella maniera corretta le loro tradizioni enogastronomiche. Ma allo stesso tempo credo che negli ultimi dieci anni anche la Tuscia si sta muovendo bene ed è possibile che si possa recuperare terreno.

D: Nei prossimi giorni su questo palco verrà presentato il libro dell’oncologo Massimo Bonucci intitolato ”Quello che mangi fa la differenza”. Quanto conta davvero la scelta degli ingrendieti di qualità per la nostra alimentazione?

R: (Danilo Ciavattini) Credo sia la chiave del nostro lavoro. Uno chef che non seleziona e che non va verso un prodotto sano, equilibrato e coerente non sta facendo il suo dovere. Noi siamo sempre alla ricerca di prodotti di qualità: se hai ingredienti realmente buoni puoi dire di essere già all’80% del piatto. Non credo però che poter disporre di alimenti validi e sani sia un qualcosa di esclusivo o di riservato. Il nostro è un territorio dove le materie prime di qualità non mancano, bisogna solo darsi da fare nel reperirle.

D: Quanto è difficile fare il vostro mestiere in un mondo come quello di oggi nel quale tutti si sentono dei ”masterchef”?

R: (Iside De Cesare) Credo faccia parte del gioco: essere cuochi vuol dire anche portare avanti una sfida con se stessi e provare a fare ogni giorno qualcosa di meglio. Il fatto che la clientela giudichi è qualcosa di naturale: in genere amo molto parlare e scambiare opinioni con i clienti che vengono al ristorante. Mi definisco una apprendista con esperienza, perciò penso veramente che il confronto con altri ”palati” possa essere realmente utile al nostro miglioramento come persone in tantissimi aspetti.

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