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Rebeshi e Dervishi di nuovo in tribunale per spaccio di cocaina e marijuana

Dall'accusa per mafia alla droga: i due albanesi imputati insieme ad altre 13 persone

VITERBO – (b.b.) Ismail Rebeshi e Sokol Dervishi ancora nei guai. Finiti in manette perché considerati ai vertici di un sodalizio criminale di stampo mafioso che per mesi avrebbe tenuto sotto scacco la città di Viterbo, per loro si sono aperte nuovamente le porte del tribunale.

Questa volta l’accusa è di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Alla sbarra, con loro, altre tredici persone che a cavallo tra il 2012 e il 2013 sarebbero state sorprese più volte a cedere cocaina e marijuana a giovanissimi assuntori.

Un fitto gruppo di presunti pusher italiani, albanesi e rumeni che ora devono rispondere di spaccio in concorso: secondo la magistratura avrebbero usato le principali piazze di Viterbo, Vetralla, Capranica e Roma per gestire i loro traffici illeciti, spingendosi in un’occasione fino a Perugia.

Rinviati a giudizio nel maggio del 2018 dal gip Rita Cialoni, ieri mattina si è aperto il processo a loro carico. Un avvio con falsa partenza, data l’assenza in aula di due degli imputati, Ismail Rebeshi e Sokol Dervishi detenuti in carcere a seguito dell’arresto per mafia.

Disposta la loro traduzione, si tornerà in aula il prossimo 6 dicembre.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, i quindici arrestati avrebbero ‘’acquistato e detenuto quantitativi imprecisati di cocaina e marijuana’’ per poi ‘’cederli a soggetti terzi’’ o farne uso all’interno di locali e immobili nelle campagne viterbesi.

Acquirenti, intermediari e spacciatori: ognuno all’interno del gruppo avrebbe avuto un ruolo ben preciso. Ora sono tutti a processo per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Tranne il 36enne Rebeshi che deve rispondere di detenzione di soldi falsi, perché trovato in possesso di una banconota da 20 euro, risultata contraffatta.

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