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”Aldo è uscito di casa con gli stessi vestiti con cui è rientrato”

Parla la moglie di Sassara, imputato per l'omicidio del cognato. Il pm: ''Deve dire la verità''

Su dove sia finito il gilet color nocciola che Aldo Sassara indossava la mattina in cui il cognato Angelo Gianlorenzo è stato brutalmente ucciso nel suo terreno alle porte di Tuscania, resta il mistero. Gli inquirenti, nonostante approfondite ricerche anche nei fondali del fiume Marta, non lo avrebbero mai ritrovato.

Ma quello che è certo è che il gilet blu, con il quale Sassara sarebbe stato ripreso di ritorno a Marta da una telecamera di videosorveglianza in sella al suo scooter, poco dopo l’orario del presunto omicidio, ‘’è ancora appeso all’attaccapanni di casa’’.

A dirlo è la moglie del 77enne imputato per l’omicidio del cognato, ritrovato cadavere alla vigilia di Ferragosto del 2016 dal figlio nelle campagne in località San Savino.

”Quando sono venuti i carabinieri a casa nostra e hanno eseguito una perquisizione, ho mostrato loro tutti gli indumenti di mio marito. Hanno preso solamente una polo rossa e una canottiera dello stesso colore. Ma non mi hanno mai chiesto del gilet, né tantomeno lo hanno portato via. Eppure era appeso vicino alla porta. Anzi è ancora lì”. Ascoltata ieri durante l’udienza a carico del marito Aldo Sassara, la donna ha ripercorso quanto accaduto nella mattinata del 14 agosto 2016. ”Ci siamo svegliati, abbiamo fatto colazione poi lui è uscito intorno alle 7 e mezza: indossava un paio di pantaloncini verdi e una canottiera bianca. È tornato a casa intorno alle 12,30, abbiamo pranzato e poi è uscito di nuovo”.

Ma quanto ha spiegato ai giudici della Corte d’Assise non coinciderebbe con quanto raccontato nelle immediatezze dei fatti ai carabinieri, che proprio su suo marito stavano indagando per la morte di Gianlorenzo. All’epoca la donna avrebbe detto di non aver visto il coniuge uscire di casa quella mattina, né tantomeno di sapere come fosse vestito: ieri si sarebbe ricordata che indossava ”una canottiera chiara” e che ”quando è tornato per pranzo ha appeso il gilet blu vicino alla porta. Forse la mattina aveva freddo e lo ha preso. Ma non si è mai cambiato” ha tentato di spiegare, dopo una lunga serie di sollecitazioni da parte di pubblico ministero, parte civile e giudici a ”dire la verità, stando sotto giuramento”.

Stando ai racconti della moglie, il 14 agosto di tre anni fa, Sassara sarebbe rientrato in casa vestito esattamente come ne era uscito qualche ora prima. Le immagini di un’isola ecologica dicono però il contrario: il 77enne quella mattina sarebbe arrivato nel terreno di San Savino a bordo del suo scooter intorno alle 7 indossando un gilet nocciola e una maglietta rossa. Più tardi, circa alle 11 e un quarto se ne sarebbe andato con indosso uno smanicato blu.

Nel mezzo avrebbe litigato con il cognato e lo avrebbe aggredito con una tale violenza da lasciarlo a terra privo di vita: il corpo dell’83enne non avrebbe retto allo stress psicofisico e sarebbe morto d’infarto.

Dopo l’aggressione, secondo quanto ipotizzato dagli inquirenti, Sassara si sarebbe cambiato e disfatto del gilet e della maglia rossa, per far sparire ogni traccia dell’aggressione.

”Nei giorni successivi alla morte di Gianlorenzo, abbiamo parlato di quanto fosse accaduto e abbiamo anche fatto delle congetture – lo ha difeso il marito della cugina – ma lui è sempre stato sereno e tranquillo. Non ho mai avuto l’impressione di avere di fronte a me un assassino”.

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