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Cartello turistico a Sant’Angelo: ”Sorpresa apparentemente gradita, ma…”

Di Sant'Angelo nel cartello non si parla affatto

Ieri 5 febbraio 2020 una sorpresa, apparentemente gradita, ha fatto capolino a Sant’Angelo il Paese delle Fiabe, frazione del capoluogo Viterbo. Nientemeno che un cartello turistico, solido e vistoso e (così ingenuamente si credeva) ben fornito di notizie e informazioni.

E del pari si credeva, ancora più ingenuamente, che tali notizie e informazioni riguardassero proprio il luogo in cui il cartello era sto infisso: Sant’Angelo.

E invece no.

Di Sant’Angelo nel cartello non si parla affatto. Ci si limita a segnalare alcune località di Viterbo (sono la quasi totalità) e altre (una a testa) di Bagnaia, San Martino al Cimino, Roccalvecce. Di altre frazioni di Viterbo, come Sant’Angelo, non si parla, non si accenna; manco l’ombra, come se non esistessero. Niente. Nada. Zero virgola zero. Nichts.

A questo punto, come diceva quel personaggio di Renzo Arbore, le domande sorgono spontanee.

1. Se Sant’Angelo non conta nulla, meno di zero, tanto da non essere considerata affatto, che senso ha metterci una pubblicità di Viterbo? Mi spiego meglio. Se questa è la terra di nessuno, che non vale nemmeno mezza riga d’una guida turistica di Viterbo (mica di Pordenone o Palermo: di Viterbo!), nessuno verrà qui: a chi si dirà, allora, ‘venite a Viterbo!’, se, secondo loro, questa frazione è così insulsa da non venire nemmeno nominata?

Una frazione e un paese che, ricordiamolo, ‘è’ Viterbo. Una frazione di Viterbo, appunto, che dovrebbe essere trattata alla pari di una pertinenza amministrativa, turistica e urbanistica del capoluogo laziale della Tuscia. E, invece, qui si trova, come al solito, solo indifferenza e disprezzo.

2. Purtroppo per gli ideatori del predetto cartello, Sant’Angelo è, invece, qualcosa di importante. Turisticamente, in potenza, assai più importante di alcune realtà lì nominate. Sant’Angelo sta risorgendo pian piano dall’anonimato (spesso un anonimato voluto, doloso) per assumere, pensate un poco, un preciso rilievo turistico. Incredibile, ma vero. Com’è quindi possibile che individui che si occupano di turismo e sviluppo turistico non ne sappiano nulla? O forse: fingono di non saperne nulla? Non sanno che in un paio d’anni qui, grazie al progetto murales e fiabe, che ormai tutti conoscono, si sta rivitalizzando il tessuto economico del paese? Non sanno che in un paio d’anni la RAI è venuta qui dieci volte? E perché la RAI si è scomodata dieci volte? Perché non c’è nulla, come credono o fingono di non sapere i geniali ideatori del cartello in questione? O è venuta perché esiste un progetto che, fra mille difficoltà, sta riuscendo pian piano a donare forza attrattiva commerciale, artistica, umana a questo borgo? Hanno mai sentito parlare di ‘Sant’Angelo il Paese delle Fiabe’? Se non l’hanno mai fatto dovrebbero: perché è loro dovere saperlo. Sanno, essi, che proprio il Comune di Viterbo (ma forse il Comune non se ne ricorda), nella persona del sindaco Giuseppe Arena, ha donato il patrocinio a questa iniziativa? Lo sanno? Non lo sanno? In entrambi i casi, lo sappiano o meno, qui siamo in presenza di una negligenza e di un pressapochismo micidiali.

3. Mi sono lasciata per ultima una chicca, a rendere evidente come tale operazione non sia nient’altro che uno spreco di soldi e, insieme, anche il simbolo di una dilagante cialtroneria. Avete presente il puntino rosso delle mappe turistiche: ‘Io sono qui?’. Bene, c’è anche qui, nel cartello di Sant’Angelo. E sapete cosa indica il puntolino? La piazza storica di Sant’Angelo, piazza VIttorio Emanuele? La piazza nuova? La chiesa, la fontana? Il cimitero? Macché, nulla di tutto questo, indica la chiesa della santa Trinità a via san Giovanni Decollato a Viterbo!

Al turista di Perugia o Roma o Napoli, insomma, oppure al turista olandese o tedesco (ne sono venuti a Sant’Angelo, a migliaia, di turisti, in questi ultimi due anni) che visita Sant’Angelo e scorge il cartello, questi geni del turismo dicono: ‘You are here!’, ‘Tu sei qui!’ e gli mettono un puntino rosso che segnala un luogo distante venticinque chilometri! Ci sarebbe da ridere a crepapelle se no ci fosse da piangere amare lacrime.

Cosa penserà il turista, mentre osserverà questo? Cosa penserà del cartello, degli ideatori del cartello e di Viterbo tutta? Che qui sono in azione sono degli sciattoni, come minimo: sciatti, trasandati, inetti e ignoranti persino dei luoghi che dovrebbero amare e conoscere come il palmo delle proprie mani.

Come se questi cartelli fossero stati messi a casaccio, un po’ qui un po’ lì, da gente che non pare conoscere né Viterbo né Sant’Angelo né la logica né tanto meno le elementari basi dell’accoglienza e del rispetto verso chi, il turista, viene a recare soldi e vitalità e benessere. Perché una cosa è sicura: la promozione turistica va fatta con dedizione, competenza, precisione e accuratezza, ascoltando gli attori economici e le associazioni culturali e civiche che si battono (a mani nude, visto che non le si aiuta manco con un centesimo) per il decoro, la pulizia e la bellezza.

Con tali operazioni, dettate dal menefreghismo e dalla superficialità, si ottiene, invece, l’effetto diametralmente opposto.

Non so chi sia il mandante di questo disastro organizzativo, non m’interessa. Ci tenevo a far notare come le deficienze che affliggono il territorio riguardo il comparto turistico hanno una delle cause precipue nella mancanza di pianificazione, serietà e ascolto delle parti e si risolvono quasi sempre in tali iniziative ridicole e inconcludenti.

Gianluca CHIOVELLI

Presidente Associazione Culturale ACAS

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