Si chiedono aiuti e si pensa alla ripresa del mondo del calcio. Giocare d’estate e ogni tre giorni: soluzione ipotizzabile, forse, per il professionismo. Ma di certo non per il mondo dei dilettanti vive questo sport per pura passione. Lo conferma anche il presidente del Montefiascone Lorenzo Minciotti che, in società, conta una quarantina tra preparatori, allenatori e dirigenza. Tutti fermi: proprio come i suoi ragazzi che non vivono di calcio come nelle categorie superiori.
”Si parla di riprendere e concludere il campionato giocando anche tre volte a settimana o in estate. – esordisce Minciotti – Forse nel professionismo, ma qui ci sono ragazzi che alla fine di questa emergenza non sanno se avranno ancora un lavoro. Noi giochiamo per pura passione. Oltretutto non abbiamo le strutture che hanno i professionisti: i miei giocatori sono fermi e dovranno, come minimo, rifare una buona preparazione altrimenti rischiamo anche di farci male”.
Analizzare la situazione dettata dalla diffusione della pandemia Covid-19 non è semplice: ”Ora pensare al calcio non è facile ci troviamo in un momento tragico che affrontiamo per la prima volta. Ci sono migliaia di vittime. E’ complicato prendere qualsiasi decisione perchè qualcuno ne rimarrebbe comunque scontento”.
Una categoria, quella dei dilettanti, poco valorizzata fino a questo momento: ”E’ ora di sedersi a tavolino e cambiare il calcio: noi siamo il succo di questo sport. Leviamo i ragazzi dalla strada e molti di loro sono quelli che poi andranno a giocare nel professionismo. Partono tutti da qui. Perchè non rivedere, magari, i diritti Tv per esempio, e dare una piccola percentuale a noi? Bisogna valorizzare e rafforzare i settori giovanili”.
Una società di promozione spende svariati soldi tra iscrizione e tesseramenti: ”La Federazione deve aiutarci e non guardare solamente i professionisti. Ma sono sicuro che qualsiasi decisione scontenterà qualcuno. Certo non si può ricominciare: impossibile un calcio con il contatto fisico limitato. Specie nella nostra categoria”.