19042024Headline:

Confesercenti, fase 2: ”Inattive oltre 1 milione di imprese”

Peparello: ''Subito contributi a fondo perduto''

Una ripartenza a scarto (molto) ridotto. Nonostante oggi inizi ufficialmente la Fase Due, la maggior parte delle imprese è ancora ferma: solo nel commercio e nel turismo saranno ancora inattive oltre 1 milione di imprese. A calcolarlo è Confesercenti. La ripresa, infatti, coinvolge solo una piccola quota di attività, ed esclude quasi totalmente i due settori. Rimangono dunque chiuse quasi 140mila imprese del commercio ambulante, 120mila negozi di moda e calzature, ambulanti che non vendono alimentari o prodotti per la casa, gli oltre 28mila specializzati in mobili, arredamento per la casa, più di 13mila attive nella vendita di giochi, articoli per sport e campeggio, oltre 2.600 campeggi e villaggi turistici a cui si sommano oltre 100mila altri negozi di tipologia varia. Bloccato anche il mondo dei servizi alla persona e del benessere: circa 30.000 tra parrucchieri, barbieri, estetisti, make up artists, etc.. A questi si aggiungono inoltre le attività parzialmente chiuse: nonostante il via all’asporto, circa 175mila attività di somministrazione rimarranno ferme, così come le oltre 8mila imprese di commercio su area pubblica di prodotti alimentari non attive all’interno di un mercato. Ferme de facto, per mancanza di attività, anche le 33mila imprese della ricettività alberghiera, le oltre 180mila dell’extralberghiero – dai b&b alle case vacanze e agli ostelli – le oltre 12mila agenzie di viaggio e circa 230mila agenti di commercio.

Il fermo si inserisce in un quadro drammatico per i consumi. Quest’anno la spesa diminuirà di quasi 3mila euro a famiglia, riportandoci ai livelli del 1999. E la flessione si concentrerà soprattutto su commercio e turismo: alberghi, ristoranti e pubblici esercizi vedranno sfumare circa 25 miliardi di euro di ricavi, altri 13 miliardi saranno persi nel comparto della Ricreazione e della cultura, mentre la caduta nei settori dell’Abbigliamento e calzature e dei Mobili ed elettrodomestici è di circa 11 miliardi.

“Le imprese hanno voglia di ripartire: quelle per le quali il lockdown finisce e ancor più quelle a cui è imposto di attendere ancora, il 18 maggio o addirittura il primo giugno”, commenta Patrizia De Luise, Presidente di Confesercenti. “La voglia di ripartire è più forte del timore di non ricevere gli aiuti attesi. E’ stato sufficiente dare la possibilità a bar e ristoranti di lavorare per asporto che le città si stanno accendendo. Ma bisogna fare di più per loro. A partire dall’attuazione delle misure di sostegno: quelle promesse lo scorso marzo e non ancora arrivate; quelle del decreto di aprile, che a maggio non si sono ancora viste. Non hanno bisogno di crediti incerti, bensì della certezza di un rimborso a fondo perduto proporzionato alle perdite subite. La ripartenza – continua De Luise – può essere l’occasione per una modernizzazione del paese. Due proposte, allora. La prima: usciamo dalla stramba idea della ‘lotteria dello scontrino’ e offriamo incentivi alle imprese per metterle nelle condizioni di adottare su scala massiva i sistemi di pagamento elettronico, che riducono i rischi di contagio. La seconda: sosteniamo le imprese nell’organizzare l’economia della distanza. L’afflusso agli esercizi dovrà restare a lungo contingentato. Serve un sistema di prenotazioni: dotiamo allora gli enti locali di risorse finanziarie con cui promuovere la creazione di reti commerciali di prossimità, centrate sull’utilizzo di piattaforme digitali che garantiscano la fruizione in sicurezza dei servizi e invertano in questo modo la tendenza alla desertificazione delle nostre città”.

“Non c’è dubbio – afferma dal canto suo Vincenzo Peparello,residente della Confesercenti di Viterbo, membro della presidenza nazionale ed esperto del settore – che il turismo e l’intera filiera che va dagli alberghi, campeggi e villaggi turistici, stabilimenti balneari, b&b, agenzie di viaggio e tour operator, trasporti, ristoranti e pubblici esercizi, guide e accompagnatori turistici, attività complementari, che sono stati i primi a chiudere e saranno gli ultimi a riaprire e che anche dopo la riapertura passerà molto tempo perchè arrivino a recuperare la clientela, (basti pensare solo al calo di presenze causato dal mercato estero) è quello più colpito ed è proprio da quì che bisogna ripartire. Va tenuto conto anche il peso che tutto questo ha sull’indotto della produzione e commercializzazione dell’agroalimentare con al primo posto il vino. Ecco perché oltre a tutte le richieste già avanzate nel precedente decreto, con forza chiediamo di inserire nel prossimo risorse e contributi a fondo perduto a ristoro di fatturati che le imprese non recupereranno più. Ma oltre a tutti questi provvedimenti necessariamente vanno aggiunte le risposte degli enti locali quali l’azzeramento e la riduzione di tasse e dei tributi locali che gravano sulle superfici come TARI, TOSAP, tasse demaniali e di soggiorno. In questo momento comunque – conclude Peparello- è importante accelerare e sburocratizzare gli aiuti previsti già nel precedente decreto: dalla liquidità alle imprese ai bonus affitti che tardano ad arrivare. Bisogna anche considerare che molte aziende con il protarsi di questa situazione anche se verranno fissate, speriamo al più presto, le date delle riaperture, non ce la faranno a ripartire”.

Confesercenti – Viterbo

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