29032024Headline:

”Riaprire il mercato del sabato al Sacrario”

Anva: ''Fermi da due mesi, l'unica categoria a non avere notizie sulla Fase 2''

”Gli operatori del commercio su area pubblica sono l’unica categoria per la quale non sono state comunicate date di riapertura, né certe né probabili. A quanto pare la nostra categoria non è degna di attenzione, nonostante sia formata da 200mila imprese e 400mila addetti e muovesse, prima del Coronavirus, un fatturato di 10 miliardi di euro circa”.Così Maurizio Innocenti, Presidente della Anva, l’associazione nazionale dei venditori ambulanti, commenta l’annuncio del DPCM del 26 aprile.

”Le 200mila imprese del settore sono in gravissima difficoltà: ogni giorno di inattività fa sparire 27 milioni di euro di fatturato. In una situazione come questa, abbiamo bisogno di certezze: dobbiamo sapere come e quando potremo ripartire, quali accortezze dovremo mettere in campo e con quali tempi. Non è tollerabile questa mancanza di chiarezza: le imprese, in particolare in questi casi, devono poter programmare l’attività. Abbiamo bisogno, sempre di più, anche di sostegni: quanto fatto finora non è stato sufficiente. Servono indennizzi a fondo perduto non solo per la mancata attività, ma anche per la riapertura. Non si può non tenere conto che ci sono dei costi aggiuntivi da sostenere, per di più in assenza di ricavi”.

A sostenere le rivendicazioni e le preoccupazioni del presidente nazionale è Giulio Terri, presidente dell’ANVA Confesercenti della provincia di Viterbo.

”La categoria – dichiara- è ferma da due mesi, ma continua a pagare costi per l’occupazione dei posteggi nei mercati senza lavorare. Inoltre tutti i mesi arrivano bollette, tasse, imposte tributi, assicurazioni, bolli, manutenzione dei mezzi a fronte di aiuti insufficienti anche solo per andare a fare la spesa. Se non arrivano da subito e direttamente alle imprese liquidità garantita delle duecentomila imprese a livello nazionale ne rimarranno ben poche. La riapertura – continua Terri – non garantirà nell’immediato incassi che se va bene saranno meno del 50 per cento. Quello che vogliamo, però, in questo momento sono certezze, come e quando ritornare sul posto di lavoro. Per questo come ANVA Confesercenti abbiamo rivolto un appello al governo, agli enti locali e ai comuni di tutt’Italia e ai sindaci di predisporre tutti gli atti e misure di messa in sicurezza del suolo pubblico dove si insediano i mercati di loro competenza, per essere pronti, non appena ci daranno il via a livello organizzativo e protocolli sanitari sulla sicurezza. Infatti – aggiunge- l’attuale dislocazione e organizzazione dei mercati settimanali, ma anche di mercatini e fiere non saranno più possibili con quelli attuali. Rinnoviamo la richiesta a tutti i sindaci, oltre chiedere la cancellazione, riduzione e slittamento di un anno di alcuni tributi, di far ripartire i mercati nella loro interezza. Nel frattempo ringraziamo quei comuni che hanno accolto le nostre richieste e capito le difficoltà in cui viviamo. Tante famiglie non hanno più soldi per andare avanti. Diversi comuni stanno riaprendo i mercati del settore alimentare e speriamo che entro pochi giorni possano riaprire tutto. Come abbiamo dimostrato in più occasioni i mercati possono riaprire in tutta sicurezza e nel rispetto dei protocolli sanitari, godono di ampi spazi e quindi è possibile gestire la clientela meglio di molte attività in luoghi chiusi. Un appello particolare – dichiara ancora Terri – rivolgiamo al sindaco di Viterbo, che ha a cuore le sorti della città e delle imprese tutte. Ricordiamo che gli operatori del mercato del sabato di Viterbo sono da tre mesi che non lavorano e anche che i banchi rimasti sono meno della metà in quanto circa l’altra metà sono di fuori regione. Oggi sussistono tutte le condizioni per ritornare alla sede originaria, al Sacrario e le vie contigue, in quanto necessariamente la predisposizione dei banchi dovrà essere fatta su una fila e con distanziamento degli stessi banchi. Confidiamo – conclude – sulla sensibilità e disponibilità di tutti i primi cittadini della provincia di Viterbo”.

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