Norveo Fedeli venne ritrovato a terra in una pozza di sangue all’interno della sua storica e amata boutique in via San Luca esattamente un anno fa.
Sono trascorsi 365 giorni da quell’omicidio che scosse profondamente l’intera città di Viterbo: dopo il ritrovamento del suo cadavere, unanime fu la risposta della Tuscia. Fiaccolate, manifestazioni, cortei. Unanime il grido di allarme delle istituzioni e della popolazione per dire basta alla lunga e pericolosa escalation di violenza, che per mesi interessò la città e che culminò il 3 maggio del 2019 con l’uccisione del 74enne Fedeli.
”Quanto è accaduto quel giorno non potrà mai essere dimenticato da nessuno di noi – commenta l’avvocato Fausto Barili, legale della famiglia Fedeli – per questo, oggi come allora, voglio esprimere tutta la mia vicinanza ai famigliari di Norveo. A nome mio, ma anche di tutta la città, che così tanto lo amava”.
A distanza di un anno dalla sua morte, per cui è in corso il processo al 23enne statunitente Michael Aaron Pang di fronte alla Corte di Assise viterbese, la storica jeanseria Fedeli di via San Luca è ancora chiusa, dietro un’imponente inferriata nera.
Nonostante la Procura di Viterbo abbia tolto i sigilli alla boutique e conclusa la fase di lockdown potrebbe riaprire, la famiglia non sarebbe però intenzionata a farlo. ”Quel negozio è Norveo, dentro c’è ancora tutta la sua anima – spiega l’avvocato Barili – per la moglie, per i figli e per chiunque gli abbia voluto bene non sarebbe affatto facile tornarci”.
Intanto, a causa dell’emergenza che ha imposto uno stop anche alle aule di giustizie di via Falcone e Borsellino, continuano a saltare le udienze per il processo a carico del giovane americano accusato dell’omicidio: slittata quella dello scorso 28 aprile, si guarda ora al 26 maggio. Data in cui, salvo diverse disposizioni, si potrà tornare in aula.
”Dobbiamo ascoltare i periti della scientifica e tutti gli esperti che hanno effettuato i rilievi sul luogo del delitto – ha concluso il legale – stiamo per entrare in una delicatissima fase processuale: la perizia medico-legale e quella informatica completano e aggravano un già pesante quadro accusatorio a carico del giovane Pang”.