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Capolavoro cinquecentesco scoperto al museo di Acquapendente

Il colpo di Claudio Strinati grazie ad una sigla

Grazie ad una sigla dipinta, sinora ignorata, è stato possibile riferire un dipinto della ricca collezione del Museo della città di Acquapendente (oggi presso la pinacoteca di San Francesco) a Giacomo Stella, significativo artista manierista, attivo a cavallo tra Cinquecento e Seicento.

L’opera, un’adorazione dei pastori, anticamente faceva parte del ricco arredo di dipinti in proprietà ai padri francescani di Acquapendente, nel cui convento era collocata. Purtroppo il cattivo stato conservativo a cui è stato posto rimedio attraverso una rifoderatura della tela e un fissaggio del colore, ad opera di Mariano Marziali, ne ha scongiurato il progressivo deperimento. Pressoché intatto, invece un dettaglio che oggi sembra rivelarsi significativo: un sasso, in basso a destra, lascia leggere sulle tre facce queste lettere: ‘G’, ‘B’ e ‘P’, che probabilmente rimandano al nome dell’anonimo autore di questa tela seicentesca. Tra i pochi indizi a nostra disposizione figurano l’area di realizzazione dell’opera, che sembrerebbe nordica, e il secolo di realizzazione, che possiamo ragionevolmente circoscrivere alla prima metà del 1600.

Queste considerazioni troverebbero conferma dalle indagini di Claudio Strinati, secondo cui ‘l’autore, certamente educato in ambiente francescano sulle orme di Muziano e Nebbia, è dotato di un bellissimo scatto naturalista’. Secondo lo studioso, dunque, si tratterebbe di un pittore di grande temperamento, che eseguì questa opera probabilmente entro il 1615 e ‘che le fonti ricordano sempre come bresciano, Baglione prima di tutti, da cui l’interpretazione della sigla, da sciogliere in G(iacomo) B(resciano) P(inxit)’, ovvero Giacomo Stella che eseguì diversi anni prima il grande affresco della Creazione di Eva, sicuramente suo, alla Scala Santa a Roma. Proprio quest’ultimo dipinto mostrerebbe per lo studioso affinità con il lunettone aquesiano ‘anche se, ove la mia tesi avesse senso, potrebbe esserci una considerevole distanza tra i due dipinti, di una trentina d’anni’.

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