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Nuovo DPCM. I ristoratori: ”Questa è la mazzata finale”

Ieri a Viterbo la prima serata del decreto Conte tra serrande abbassate e malcontento: ''Non siamo untori, non è colpa nostra se il virus cresce''

di Massimiliano Vismara

VITERBO – Ore 18, scatta la serrata. Ieri a Viterbo bar e ristoranti hanno vissuto la prima serata del nuovo DPCM. Serrande abbassate alle sei del pomeriggio, e tanto malcontento tra i proprietari delle attività, decisamente penalizzate dalla chiusura anticipata disposta da Conte.
Così alle 18 ecco ripetersi una scena decisamente inconsueta per quest’orario: gestori di bar che lavano i pavimenti, tavoli ritirati e serrande che si abbassano frettolosamente. Normalmente queste scene si vedono intorno alle 23 o giù di lì, quando gli esercenti pubblici chiudono dopo una normale giornata di lavoro.
Ma, come detto, ieri pomeriggio questo copione è andato in scena con diverse ore di anticipo. Infatti alle 18 in punto, tutti i bar e ristoranti hanno chiuso i battenti, ma se si può affermare che i proprietari di queste attività siano stati ligi nel rispettare le nuove norme non si può certo dire che lo abbiano fatto con gioia.
“Questa è la mazzata finale – afferma F. G. proprietario di un noto bar dentro le mura – capisco che tutto questo sia necessario per la salute di tutti, ma forse si poteva trovare un altro modo. Già eravamo riusciti a fatica a rimanere aperti dopo il lockdown. Ora con questa nuova disposizione chiudiamo sì alle 18, ma rischiamo di non riaprire più”.
Ovviamente per i bar chiudere alle 18 significa perdere l’incasso dell’aperitivo, che per molti di questi locali costituisce una buona parte dell’introito giornaliero. Stesso discorso vale per i ristoranti che con il sistema dell’asporto non riescono a sopperire al mancato incasso serale. Molti infatti sono quelli che non tentano nemmeno di intraprendere la strada delle consegne a domicilio, tra questi anche Renato Mazzi, proprietario del noto ristorante del centro ‘La Chimera’.

ristoratore la chimera“Ovviamente affrontiamo questa cosa con molto pessimismo – afferma Mazzi –. Purtroppo il nuovo decreto colpisce solo la nostra categoria, e sicuramente non siamo noi gli untori, non è colpa nostra se il virus continua a crescere e credo che questa cosa non serva a molto se non a mettere in ulteriore difficoltà una categoria già duramente provata. Noi ormai faremo solo servizio pranzo e poi chiuderemo perché fare il servizio ad asporto serale non conviene”.
Tra le attività più colpite dalla chiusura anticipata c’è anche quella delle pasticcerie, anche loro, pur non essendo normalmente luoghi di ritrovo serale devono abbassare la saracinesca alle 18.
“Qui la gente non si ferma – spiega Moreno Pierini dalla pasticceria Garibaldi – eppure stranamente dobbiamo chiudere lo stesso, ovviamente per una pasticceria dopo le 18 la giornata è chiusa. Dopo quell’ora infatti i clienti normalmente sono pochi, ma con questa storia saranno ancora di meno, ovviamente potremmo fare l’asporto ma bisogna vedere se ci conviene farlo”.

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