ISCHIA DI CASTRO – Condizioni igieniche precarie, turni di lavoro massacranti, riposi inesistenti: questo lo scenario che hanno trovato i carabinieri, nelle scorse ore, in un cinque aziende agricole di Ischia di Castro che si occupano di allevamento ovini. Tutto gestito da una famiglia che, ieri mattina, e’ finita in carcere: madre, padre e due figli quarantenni. Oscuro a molti quello che si celava dietro l’attività di persone molto conosciute in paese.
Ma la parte macabra della vicenda e’ l’origine delle indagini. Sarebbero infatti partite dalla morte di un 45enne albanese, dipendente dell’azienda. Anche lui sfruttato e ripagato con settecento euro mensili: cinquecento li mandava alla famiglia. L’uomo, Petrit Ndreca, e’ deceduto a seguito di un malore sul posto di lavoro. La possibilità che lo sfruttamento del lavoro venisse scoperto, ha spinto gli imprenditori ad avvolgere il corpo dell’uomo in una coperta e minacciare il cognato fino a convincerlo a portare via il cadavere con la propria auto. Proprio il parente, alla guida, e’ crollato e ha chiamato i carabinieri. Arrivati sul posto, ai militari e’ stata fornita una falsa versione in cui, Petrit, sarebbe morto durante il viaggio in macchina. Versione incerta e sospetta presenza dei due datori di lavoro ha portato all’indagine sfociata ieri nell’arresto e ancora in corso.
La brutalità con la quale e’ stato trattato il corpo del defunto ha scosso la cittadina. E anche le condizioni dei lavoratori, scoperte dagli stessi carabinieri, hanno portato forte indignazione nella Tuscia. I dipendenti, assunti ma poi trasformati in servi, erano oggetto di continue minacce per le quali non hanno mai denunciato ciò che accadeva sul posto di lavoro. I quattro imprenditori sono ora responsabili di sfruttamento del lavoro ed estorsione nei confronti del cognato della vittima.