Allo stadio Rocchi metteranno i pali altissimi e il vestito della festa. E questa sera (ore 19) Viterbo potrà mettere da parte per qualche ora le masturbazioni calcistiche – tra l’altro abbastanza deprimenti di questi tempi – e dedicarsi ad una serata di sport sano. Bello da giocare e da vedere. Fisico ma non stupido. E soprattutto di livello europeo. Già, perché tra le nazionali under 20 di Italia e Galles sarà uno scontro del Sei Nazioni, il torneo per antonomasia, col suo fascino antico di sfide tra popoli e stili, tra lingue e dialetti. Viterbo, in questo senso, sembra il posto giusto, il palcoscenico giusto: perché dietro il rugby può vantare una tradizione sessantennale, fatta di grandi atleti e grandi imprese, di tempi eroici e campi di terra e di trionfi più recenti, e altrettanto mitici. Qui abbiamo visto correre e placcare i pionieri che poi hanno raggiunto la Nazionale: il primo fu Mario Gatto negli anni Sessanta, l’ultimo Riccardo Bocchino, appena due anni fa. Qui hanno lavorato e vinto dirigenti eccezionali, dal presidentissimo Sorbini fino a Roberto Pepponi e Antonio Lusi. Qui, infine, sono transitati coach di alto livello e pure qualche indimenticabile stella straniera, come quel Nicolae Racean che dopo due mondiali giocati con la Romania ha scelto la città dei papi prima per chiudere la carriera, e poi per vivere.
Insomma, forzando un po’ lo slogan (e che gli inglesi ci perdonino) si può dire che stasera sera il rugby giovanile torna a casa. Perché, come scrive Massimiliano Mascolo nel suo fondamentale “La Tuscia nello sport”, il questo sport resta “un’esperienza fortemente educativa”. E sugli spalti del Rocchi, a tifare per gli azzurri e anche per i maestri gallesi, ci saranno anche i piccolini del Rugby Green Viterbo e i ragazzi dei Lions Alto Lazio, giovane società nata due anni fa dall’unione delle tre piazze storiche della provincia: Civita Castellana, Oriolo-Montevirginio e appunto Viterbo. Tutte insieme, per crescere bene.