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Centro storico: cosa dicono i candidati?

Alfio Cortonesi

Alfio Cortonesi

In occasione delle prossime elezioni comunali di maggio partiti e candidati non potranno esimersi dal dire con chiarezza il loro pensiero circa un problema di fondamentale rilevanza per la vita cittadina: quello relativo alla valorizzazione e al rilancio in chiave turistico-culturale e residenziale del centro storico. Sono in molti a ritenere che il tempo delle vuote parole e dei nulla di fatto sia definitivamente chiuso, su questo come su altri fronti. Comprensibilmente ci si attende che l’inerzia che fino ad oggi ha prevalso lasci il posto alle idee, ai progetti, alle concrete iniziative, regalando alla città storica una ‘politica culturale’ degna di questo nome, buona per la cittadinanza e le sue sacrosante esigenze, non solo per fornire di poltrona e quant’altro improbabili assessori.

Le strade e le case di San Pellegrino – deturpate, peraltro, da serrande metalliche, infissi in alluminio, fili pendenti che si diffondono beatamente in assenza di ogni controllo e di ogni politica per il decoro urbano – non possono essere recuperate alla fruizione dei cittadini solo in rare occasioni prevalentemente estive. Quanto dovremo ancora attendere per vedere utilizzati in maniera stabile e appropriatamente gli spazi dell’Ospedale Grande, luogo ‘naturale’ -si direbbe- per l’aggregazione sociale e culturale?  Si è ormai rinunciato a riflettere su un più confacente impiego del palazzo detto di Donna Olimpia, a Porta San Pietro, per il quale si  è a lungo favoleggiato di una assegnazione alla Facoltà di Conservazione dei Beni culturali (oggi Dipartimento)? Come facilmente può constatarsi, non è certo la mancanza di spazi chiusi (ed aperti: vedasi Caffeina) che condanna il centro storico al destino di cui siamo testimoni. Si è sicuri -aggiungo- che l’attuale destinazione del plesso del Tribunale ‘vecchio’, in piazza Fontana Grande, sia la migliore che si potesse trovare? Che cosa ha portato ad escludere un trasferimento nello stesso del Museo Civico (con i ben noti problemi che lo affliggono) o la realizzazione di un polo bibliotecario cittadino, in grado -l’uno e l’altro- di recare un contributo importante alla riqualificazione di tutta la zona? (A proposito del polo bibliotecario: lo si attende da tempo e, Tribunale vecchio o meno, sarebbe oltremodo sensato e utile per la cittadinanza la sua costituzione entro o non troppo lontano dalle mura).

  Segnalo, infine, un’altra possibilità, un altro progetto che potrebbe rappresentare (aldilà del valore scientifico) un’attrattiva turistica di portata non indifferente e che la politica viterbese (magari ricondotta a dignità da nuovi protagonisti  e nuove intelligenze) dovrebbe aiutare a realizzarsi. Nell’ottobre 2012 il professor Luciano Osbat ha presentato all’ Ufficio per i Beni culturali della diocesi il progetto per la realizzazione nel Palazzo Papale (e precisamente all’interno del Salone del Conclave e nei saloni sottostanti) di un Museo dei Conclavi destinato ad articolarsi in più sezioni, ciascuna “dedicata ad una modalità di racconto e di presentazione dei Conclavi, con il supporto di materiale originale, di copie, di ricostruzioni digitali e audiovisive”. Affidiamo anche questo all’agenda degli amministratori che verranno, con la speranza che non si facciano anch’essi troppo distrarre dalle baruffe per il potere e gli egoismi di casta.

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