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Ma Beppe Grillo dove vuole portare l’Italia?

Giorgio Napolitano

Giorgio Napolitano

Ne usciremo vivi? A questo punto c’è da cominciare a chiederselo, visto che di un nuovo governo è impossibile parlarne per i veti incrociati dei partiti, e che l’escamotage del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (che ha messo in opera una notevole forzatura sulla Costituzione) non si sa quale risultato riuscirà a portare.

E allora, proviamo a ragionare, partendo dal Pdl. Che chiede a gran voce le grandi intese. Soluzione ottima e auspicabile se fossimo in un Paese normale (come la Germania), ossia senza Silvio Berlusconi. Invece in Italia Berlusconi c’è e continua ad esserci, con tutti i suoi problemi ai quali – purtroppo – lega i destini degli italiani. Ci si consenta: una cosa inaccettabile in un Paese civile. E questo lo sanno anche quelli che gli stanno vicino. Lo sa la Lega Nord, lo sanno i neonati Fratelli d’Italia, lo sanno perfino gli stessi del Pdl. Ma nessuno ha il coraggio di porre la questione perché Berlusconi è ancora – lo si voglia o no – l’anima di un centrodestra tutt’altro che liberale, ma populista, demagogico e vagamente fascista (bastava ascoltare le interviste televisive ai fans che sabato 23 marzo si sono radunati in piazza del Popolo, che invocavano il Conducator, mostrando con orgoglio le medagliette del ventennio che riproducevano il Duce). Se nel Pdl Berlusconi decidesse di fare un passo indietro (vero!) forse sarebbe possibile dare il via a una stagione di riforme per far rialzare un’Italia prostrata come non mai. Ma Berlusconi deve pensare ai propri interessi e, puntando sullo zoccolo duro che ancora lo segue, farà del tutto per rimanere a galla fino alla fine.

E veniamo al Pd. Detto delle primarie e della politica voluta dall’apparato del partito, che ha preferito sostenere Bersani a scapito di Renzi, nonostante i segnali fossero tutti di segno opposto (e per non vederli o sentirli bisognava essere solo ciechi o sordi), l’altro errore determinante è stato commesso all’indomani dello spoglio, quando per un mese intero si è continuato a intignare sul figlio del benzinaio di Bettola, anche se tutti avevano capito che sarebbe andato a sbattere contro il muro. Come del resto è stato. Se si voleva tentare di allacciare un minimo di dialogo col Movimento 5 Stelle andava prima compiuto un atto forte, rivoluzionario, sorprendente, anche e soprattutto nella scelta del candidato premier, proprio per mettere Beppe Grillo e i suoi davanti alle loro responsabilità. La miopia e la testardaggine del gruppo dirigente ha invece portato alla deriva qualsiasi progetto di vero rinnovamento.

E veniamo, da ultimo, a Beppe Grillo e ai suoi grillini, i quali adesso ci devono far capire dove vogliono portare l’Italia. L’impressione, almeno fino ad oggi, è che stiano lì per sfasciare tutto. Perché col 25 per cento dei consensi (che è una percentuale notevole, ma non determinante) se si vuole costruire qualcosa di positivo, con qualcuno bisognerà pur parlare e addivenire a un minimo di compromessi. Continuando invece con la linea dei duri e puri, saranno anche loro a provocare morti e feriti. E dopo, ricostruire sarà inutile. La speranza è che sappiano cogliere almeno l’invenzione di Napolitano per contribuire a far approvare proposte che stanno anche nel loro programma. E soprattutto –  cosa importantissima – che evitino l’elezione di un presidente della Repubblica che sia disposto a dare a Berlusconi quel salvacondotto ormai diventato il suo vero e unico obiettivo politico.

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408   Commenti

  1. Orlandi Renato ha detto:

    Non capisco portare l’italia allo sfascio x mezzo dei grillini? Scusa mi son perso qualcosa,l’italia e’ gia allo sfascio quando la giustizia non esiste o per lo meno non e uguale x tutti,quando il lavoro non c’e piu,la solidarieta’ x i piu poveri e x la famiglia in italia non esiste,quando si parla di democrazia e si ci riempie la bocca di questa parola inutile in italia,dove la democrazia e’morta,dove si muore x cancro a brescia x il pcb e non ci sono colpevoli,dove le banche contano di piu che la vita dove i politici sono talmente marci che sidisfano………….di cosa si parla di berlusconi ,ma vaffanculo

  2. Arnaldo Sassi ha detto:

    Il vaffanculo posso anche prendermelo (uno più, uno meno…), ma vorrei sapere qual è la sua ricetta (possibilmente realistica) per far ripartire l’Italia. Se ce la vuole spiegare… (criticare è facile, costruire molto più complicato).

  3. Giorgio Molino ha detto:

    Non se la prenda, caro Sassi: ormai il vaffanculo è uno dei valori fondanti di questa sempre più ignobile Italia. Ma usciremo anche da questo stercorario e maleolente tunnel.

  4. Paolo Capotosti ha detto:

    L’analisi è attenta, vorrei dire spietata, forse talvolta esagerata. Ma esagerate sono le condizioni in cui questo nostro Paese si trova: la recessione continua senza sosta e senza sconti ad erodere l’economia. Ogni giorno centinaia di nuovi disoccupati si trovano a lottare per la sopravvivenza, centinaia di famiglie ogni giorno perdono la speranza per il proprio futuro. L’insofferenza per i costi della politica, la comprovata inefficienza della pubblica amministrazione, i tanti scandali che hanno investito gruppi industriali e bancari hanno condotto alla situazione descritta da Sassi. Non so distribuire colpe, so solo che per venirne fuori occorrerà ripartire dal basso, rivedere dentro ognuno di noi il concetto di Stato, di Convivenza, di Etica. Probabilmente non c’è tempo, probabilmente siamo in ritardo, e non basta confidare nella nostra italianità, condizione che spesso nella storia ci ha aiutato. Il riscatto lo si deve volere, pretendere partendo dal proprio intimo. . Nel Sindacato di categoria che rappresento stiamo cercando da anni di ragionare concretamente su un sistema che faccia da motore per l’economia vera e per il lavoro (sto parlando di sistema bancario). Nel nostro piccolo cerchiamo di dare attuazione pratica ad un progetto che veda le persone al servizio del territorio, delle sue attività, economiche e sociali. Per dirla brevemente, al servizio degli individui e della collettività. Vorremmo porre le persone e il loro lavoro al centro considerandole il più prezioso dei beni, così come (sempre nel nostro mondo) vorremmo una banca che consideri persone i lavoratori quanto i clienti e che rinunci a creare aree protette a difesa dei privilegi dei vertici e degli amministratori. Saremo sognatori, ma crediamo nei nostri principi e crediamo nell’uomo. Dovessimo riuscire anche parzialmente nella “impresa” di realizzare questo sogno in un mondo come quello bancario, forse anche in politica… Continuiamo a sognare ma anche ad assistere e a ricercare soluzioni per tutti i Lavoratori che ogni giorno si rivolgono a noi cercando di non lasciare nessuno senza tutele, come siamo riusciti a fare fino ad oggi.

  5. Giorgio Nicolanti ha detto:

    Ho sempre apprezzato la sua modalità di interpretare la realtà per alcuni aspetti molto personale, ma, comunque di interpretazione si tratta. In questo caso, appare evidente che Lei no considera le parti in causa responsabili dell’acutezza della crisi, ma punta il dito sui rappresentanti, le loro caratteristiche, le loro debolezze. In altre parole non considera il problema che attraversiamo come sistemico, ma estemporaneo, e legato alle vicende intercorrenti dei singoli. Ho la sensazione che non le sia possibile comprendere sino in fondo la sistematicità del fenomeno sostanzialmente perché ne fa parte, provi per un istante ad estraniarsi potrebbe rendere il quadro drammatico che attraversiamo forse un pochino più chiaro. Saluti e buon lavoro

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