Sono una settantina, tra interinali e tempi determinato, i precari della Provincia che dal 2 maggio resteranno a casa. La giunta e il presidente Marcello Meroi vanno
ripetendo di avere le mani legate perché i soldi non ci sono più e che ha già pronto una sorta di concorso che consentirà – non è chiaro a quanti e per quanto tempo – di rientrare, in un futuro prossimo, al posto di lavoro che in alcuni casi ricoprono da oltre dieci anni.
Di fronte a uno stallo che, anche in vista delle prossime elezioni comunali, potrebbe risultate difficile da gestire, ieri il consiglio provinciale ha approvato una mozione in cui chiede alla Regione di intervenire sbloccando i fondi europei, indispensabili per attivare quei progetti in cui continuare a impiegare il personale. Intanto, i diretti interessati annunciano l’intenzione di voler manifestare sotto la Pisana, visto che il presidente Marcello Meroi va ripetendo che se da Roma aprissero i cordoni della borsa lui non lascerebbe a casa nessuno.
“Al presidente della Regione Lazio ed alla giunta chiediamo – si legge nella mozione – di intervenire a sostegno della Provincia con un intervento economico che consenta di sbloccare i fondi Fse per le annualità 2011/2013. Tutto ciò al fine di permettere la prosecuzione dei progetti in essere ed il conseguente mantenimento in servizio del personale precario impegnato, sia nella realizzazione di detti progetti, che negli altri servizi dell’ente, la cui somministrazione rientra nelle competenze e nelle funzioni istituzionali ed amministrative della Provincia”.
E i precari, intanto, hanno intenzione di vendere cara la pelle. “Dopo anni di lavoro maturato all’interno dell’ente, non possiamo restare a guardare: decine di noi rimarranno a casa senza alcuna certezza sul futuro.Se, come dichiarato dal presidente, il nodo della carenza di fondi per il rinnovo sta nel mancato sblocco dei finanziamenti europei da parte della Regione, allora – scrivono – protesteremo a Roma per chiedere il rispetto del nostro diritto al lavoro”. Tanti i dubbi sulla selezione pubblica annunciata da Meroi. “Si sente parlare di un bando di cui non si conoscono i termini, né a quante persone verrà data la possibilità di lavorare e per quanto tempo. Ci sarà posto per tutti? Quali saranno le garanzie? E trattandosi di un bando, dovrà essere aperto a tutti? Quali garanzie – chiedono – avranno i precari interni all’ente rispetto alle migliaia di domande che, presumibilmente vista la fame di lavoro che c’è in Italia, arriveranno a Palazzo Gentili? Chiediamo risposte: è un nostro diritto averle e un dovere di chi ci amministra fornirle”.
A casa dovrebbero andare tutti i politicanti “storici”, non i poveri e bisognosi precari. Addavenì!