Dalle espressioni di cordoglio e dai ricordi che la scomparsa di Oreste Massolo sta suscitando emerge un sentimento di rispetto e di stima che unisce sia gli appartenenti alla sua area politica che gli avversari. Non è soltanto perché Oreste è stato un dirigente politico coerente, che ha sempre saputo onorare, con passione autentica e onestà di comportamenti, sia la fiducia della sua comunità politica di appartenenza sia le cariche pubbliche che i cittadini della Tuscia lo avevano chiamato a ricoprire.
Io l’ho conosciuto da giovane sindaco di Bolsena e ho trovato in lui – allora consigliere regionale – un riferimento istituzionale sicuro e affidabile, sempre sollecito a rappresentare le istanze del territorio senza mai venir meno ad una visione generale degli interessi e al rispetto delle regole di una corretta amministrazione delle risorse pubbliche.
Come uomo di partito, prima all’interno del Pci e poi nelle successive evoluzioni di quell’esperienza politica, aveva conosciuto l’entusiasmo del riconoscimento e del sostegno ma anche l’amarezza della temporanea distanza. Eppure non aveva mai cessato di sentirsi parte, con dignità e rigore, di una stessa comunità di destino. Il suo impegno degli ultimi anni nella Fondazione “Gualtiero Sarti”, per custodire e far vivere la memoria della sinistra viterbese, aveva per lui anche questo significato personale.
Di quella esperienza politica sapeva ammettere, con accenti autocritici, tutti i limiti e i ritardi storici. E poteva permetterselo, lui che era appartenuto a pieno titolo a quella schiera di dirigenti e di amministratori locali che avevano costituito la spina dorsale del Pci e che – molto più degli intellettuali – avevano saputo stimolare l’ innovazione politico-culturale e l’approdo pienamente democratico e riformista di un partito che si sarebbe poi rivelato in forte ritardo di fronte al giudizio storico.
Ma la limpidezza del suo percorso politico non basterebbe a spiegare l’affetto e la stima che tanti in queste ore – indipendentemente dalla condivisione delle sue idee politiche – hanno sentito il bisogno di manifestare nei confronti di Oreste Massolo.
Per comprendere questo sentimento diffuso dobbiamo ricordare la sua bella persona: la sua curiosità intellettuale, il suo rispetto per le idee degli altri, la sua capacità di esultare per la vittoria della propria parte, ma anche la delicatezza di avere un pensiero per l’avversario, nel momento amaro della sconfitta.
Mi piace ricordarlo per quel suo ultimo gesto: nel momento dell’esultanza per la sua città finalmente conquistata dal centrosinistra, la telefonata al sindaco avversario sconfitto per manifestargli rispetto e vicinanza è la cifra della sua persona, appassionata e gentile.