Ci sono tutti, ma proprio tutti. In ordine di apparizione, sotto la dizione “partner istituzionali”, compaiono: il ministero dei Beni e le attività culturali; la Polizia di Stato; la Regione Lazio; il comune di Viterbo; la Fondazione Carivit; la Fondazione Strega; Radio Montecarlo; la Camera di commercio industria e artigianato di Viterbo; l’Università degli studi della Tuscia; la Cna; la Confartigianato; il Coni; Slow Food Italia; il Messaggero.
Per non parlare dei cosiddetti “Main partner”: Unindustria; Banca di Viterbo; Unione Printing spa. O degli sponsor: Italo, Autostrade per l’Italia, Mercedes Benz Star Auto, Enerpetroli, Groupama assicurazioni, Balletti Hotels & Resorts, Terme dei Papi, Bricofer, Bluegas, Italympianti Fonderie viterbesi, Ber, Aquilani. E quindi degli gli sponsor tecnici: Asus, Epson, Informatica Mondo, Civita, Pedrali, Info Soft, Audiotime, Elettrosystem, Panta Cz, Daniel Plants, Eletronica Mix.
E poi varie collaborazioni artistiche: Senza Caffeina, Ast Arte, Francigena Festival, Consiglio dell’Ordine degli avvocati, Backstage, Centro per gli studi ciminologici, Associazione letteraria Mariano Romiti, Parole di Lulù.
Ci sono tutti, ma proprio tutti? Mica vero. CaffeinaCultura edizione 2013 (libri, arte, musica, cinema teatro) è cominciata, ma non ha fatto il pieno di patrocini e sostegni di varia natura.
All’appello manca la Provincia, guidata da quel Marcello Meroi che quando vede rosso (anzi Rossi, al secolo Filippo, direttore artistico del festival) gli girano assai le pudenda, onde per cui non scuce nemmeno un euro per una kermesse che fomenta secchiate di cultura comunista.
Invero Meroi non ha tutti i torti. Prendete l’elenco degli ospiti di quest’anno, dalla A alla V.
Marco Alemanno, Lorenzo Amurri, Roberto Andò, Andrea Bajani, Joe Bastianich, Alessandro Bertante, Luca Bianchini, Giovanni Bianconi, Antonella Boralevi, Gianni Biondillo, Daniele Bresciani, Stefano Brusadelli, Pietrangelo Buttafuoco, Irene Cao, Donato Carrisi, Tommaso Cerno, Antonello Colonna, Cristina Comencini, Roberto Costantini, Vincenzo Costantino Cinaski, Paolo Crepet, Diego Cugia, Michele Dalai, Philippe Daverio, Stefano Da Empoli, Rodrigo D’Erasmo, Andrea De Carlo, Giancarlo De Cataldo, Maurizio De Giovanni, Concita De Gregorio, Diego De Silva, Franco Di Mare, Massimo Di Menna, Giovanni Fasanella, Catena Fiorello, Giuseppe Furno, Carlotta Fruttero, Chiara Gamberale, Alessandro Gassmann, Giulio Giorello, Massimo Gramellini, Alessandro Grazian, Giordano Bruno Guerri, Roberto Ippolito, Marco Lodoli, Loriano Macchiavelli, Monica Maggi, Marco Malvaldi, Valerio Massimo Manfredi, Gina Micalessin, Antonello Marchitelli, Marco Marsullo, Giantanonio Minghelli, Paola Mastrocola, Federico Moccia, Laura Morante, Letizia Muratori, Gianluca Nicoletti, Gianluigi Nuzzi, Piergiorgio Odifreddi, Luciano Osbat, Sandra Petrignani, Darwin Pastorin, Sergio Claudio Perroni, Carlo Petrini, Paolo Piccirillo, Rosella Postorino, Marco Presta, Lidia Ravera, Raffaella Regoli, Paolo Roversi, Corrado Ruggeri, Roberto Ruggiero, Peter John Sloan, Flavio Soriga, Fabio Stassi, Cinzia Tani, Luca Telese, Enrico Vaime, Franca Valeri, Valerio Varesi, Roberto Vecchioni, Walter Veltroni, Fabio Viola, per non citare i cinque finalisti del Premio Stega (Paolo Di Paolo, Alessandro Perissinotto, Romana Petri, Water Siti, Simona Sparaco), i cui brani saranno letti da Ennio Fantastichini, Alessandro Haber e Laura Morante.
Un lungo elenco che materializza il top della cultura marxista-leninista-stalinista-maoista-castrista della Penisola. E allora, come non dar ragione al capo dell’istituzione di via Saffi? Meglio, molto meglio finanziare la sagra dell’Acquacotta piuttosto che una manifestazione come Caffeinacultura. Nata e sviluppatasi solo per diffondere idee, suggestioni, messaggi, programmi, proclami, libri obiettivamente eversivi, da parte di attori, registi, sceneggiatori, critici, scrittori, poeti, giornalisti, saggisti, filosofi, matematici, e qualche testa calda che incita in sovrappiù alla lotta di classe mentre si aggira nel quartiere medievale di San Pellegrino o al parco del Paradosso.
Tanti ospiti, inguaribilmente comunisti con la c maiuscola, che vengono a Viterbo per due ragioni: a) essere ascoltati da migliaia di persone, ma solo perché è stato accertato che per il 90 per cento trattasi di truppe cammellate al soldo dei comunisti; b) far venire l’orticaria a Meroi, anche se ignorano chi è il presidente della Provincia.
Meroi sarà pure un politico modesto e limitato, ma Filippo Rossi da Trieste è veramente il peggio del peggio, sia come operatore culturale (sic) che come politicante.