20042024Headline:

Saldi in bancarella, a vincere è la crisi

bancarelle saldi (1)Il caldo. La tentazione di fregarsene e di buttarsi al mare (o al lago, o in montagna). Ma soprattutto i morsi della crisi, che alla fine fanno sempre la differenza. Strade vuote e pochi affari nella prima giornata di saldi estivi, almeno a Viterbo, almeno fino al pomeriggio di ieri. Ed escludendo i soliti maniaci – e maniache – del caso, quegli shopping addicted, che coi saldi ci sguazzano sempre.

E dire che qui, nel capoluogo, la giunta Michelini si è inventata anche la mandrakata dei “Saldi sulle bancarelle”, un evento per venire incontro alle difficoltà degli esercenti e, allo stesso tempo, per vivacizzare un po’ quelle aree commerciali rimaste ai margini, geograficamente parlando, dalla movida di Caffeina. Un triangolo dei saldi, insomma, tra via Matteotti, piazza del Teatro e via Marconi, dove i negozianti hanno potuto esporre la loro merce all’esterno dei locali, sperando così di intercettare più clienti. Il risultato, va detto, è stato penalizzato da alcune scelte viarie piuttosto incomprensibili, con la sola via Matteotti chiusa categoricamente al traffico, via Marconi invece soggetta al solito regime misto (aperta alle auto fino alle 18 di pomeriggio, poi chiusa) e piazza del Teatro invece libera da ogni vincolo, con le macchine e gli scooter e i bus a sfrecciare sui sampietrini.

bancarelle saldi (3)Ma partiamo da via Matteotti, la strada che sembra aver recepito in pieno lo spirito dell’iniziativa. Qui le bancarelle pullulano, i clienti un po’ meno. Si trova di tutto: dalla bigiotteria ai trofei sportivi (“Serve mica una Coppa Uefa?”), dalle onnipresenti sigarette elettroniche, agli yougurt, anche se non in saldo. E poi, naturalmente, tanto abbigliamento, tonnellate di vestiti, scarpe per millepiedi. Nella parte alta della via, verso piazza della Rocca, la commessa è sullo sgabello, in fiduciosa attesa: “Tra stamattina e oggi pomeriggio abbiamo venduto davvero poco – dice – Le bancarelle? Mah, l’idea non era male, solo che forse poteva essere pubblicizzata meglio, e prima”. Già, perché la cosa si sa solo da una settimana, e non bastano gli striscioni promozionali per spargere la voce in modo capillare.

Sempre in via Matteotti, ma più giù, quasi a piazza del Teatro. Sempre abbigliamento, sempre il titolare appoggiato sulla porta, sempre senza entusiasmo: “Questi saldi debbono ancora decollare. E stamattina avevamo anche la bancarella al sole, si sono fermati pochi temerari. Speriamo che vada meglio stasera”. Fino alle 24, ora fissata per la chiusura, c’è speranza.

E via Marconi? La strada che voleva credersi boulevard, è ancora qui, a combattere col coltello tra i denti per restare a galla, per restare viva. Le bancarelle ci sono, da quella degli accessori allo storico negozio di stoffe, dall’abbigliamento ai dolcetti. Ma certo, gli autobus e le auto che passano – e spesso accostano al marciapiede, rifugiandosi vigliaccamente dietro le quattro frecce – non aiutano a migliorare il panorama. Il viale sembra sul limbo tra diventare uno spazio vivibile e godibile oppure rimanere una grande via di comunicazione (l’unica?) del centro. Gli anziani s’appoggiano sulle aiuole per prendere un po’ di fresco, i gruppi di ragazzini s’assiepano intorno a piazza della Repubblica. E qui, il titolare di un negozio d’abbigliamento, ne approfitta per una riflessione dolorosa: “I saldi? I soldi, più che altro. Quelli che non ci sono più da un pezzo. E’ inutile, la gente non compra. Ho pure la bancarella pronta, dentro al negozio, forse più tardi la metterò fuori, non lo so. A cosa serve, se le cose stanno così?”. E indica l’aiuola giusto di fronte. L’erba è lunga e secca. Nasconde bottiglie e cartacce. “Uno schifo, ecco cos’è – si sfoga il commerciante – Neanche mi ricordo da quanto la debbono tagliare…” E mentre dice così, arriva una signora e chiede informazioni: scusi, quel completino è taglia unica? Sì. Lo tocca, lo soppesa. Ringrazia e se ne va, senza comprarlo.

L’unico che se ne frega è il commerciante cinese a due passi. Niente bancarella (come si dice bancarella in mandarino?), un piccolo cartello di “saldi” sulla vetrina. Dentro, buio pesto. Andiamo oltre. Anzi, andiamo proprio a casa. Nella speranza che la sera, col fresco, abbia portato anche un po’ più di movimento in questo triangolo dello shopping dove la gente passeggia, vede e chiede ma compra poco. O niente.

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