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Cultura, ecco il modello Caprarola

La band Nuove Tribu Zulu

La band Nuove Tribu Zulu

Si è conclusa felicemente con l’ennesimo tutto esaurito la stagione estiva degli eventi a Caprarola. La storica band romana “Nuove Tribù Zulu” ha chiuso in bellezza il Festival di musica e teatro popolare “Di Voci e Di Suoni”, giunto alla sua sesta edizione. Il Festival ha registrato un successo di pubblico senza precedenti, con un totale di circa 1600 presenze in sette entusiasmanti appuntamenti, attestandosi come un indiscusso punto di riferimento culturale sul panorama nazionale.

L’intera stagione di eventi ha fatto quest’anno un salto di qualità con livelli di partecipazione mai raggiunti in passato. Questo successo è dovuto, a mio avviso, alla scelta di premiare le associazioni virtuose, quelle che incoraggiano pratiche di partecipazione, condivisione e solidarietà. Durante il mio intervento che ha preceduto lo straordinario concerto di Tosca, ho parlato di “modello Caprarola” nel settore della cultura.

Un modello che consiste semplicemente nell’incentivare le buone pratiche partecipative attraverso la concessione di contributi mirati e di supporto logistico a quelle associazioni che dimostrano di lavorare con serietà e trasparenza, rivedendo nettamente al ribasso i finanziamenti a situazioni meno virtuose o a costosi singoli eventi che lasciano al territorio nient’altro che piccole medagliette al petto di chi amministra, come dimostra l’ormai bisunto “caso Ferento” a Viterbo.

E’ con questo paradigma che a Caprarola riusciamo a favorire la partecipazione del pubblico e dei cittadini. Un’altra caratteristica di questo “modello”, condivisa con la minoranza in consiglio comunale, consiste nell’attribuzione della quasi totalità delle risorse ad associazioni locali e a progetti che provengono dalla società civile, elemento che mi ha anche consentito di ridurre la spesa di circa il 25% rispetto al 2012, incrementando il numero e la qualità degli eventi.

La risposta ad un bisogno di cultura proveniente “dal basso” ha trasformato, inoltre, le iniziative di quest’anno in veicoli di valori socialmente importanti: l’Associazione Scala Regia ha puntato sulla riscoperta di luoghi incontaminati da tutelare come la Faggeta di Monte Venere, la Compagnia Peppino Liuzzi sull’integrazione e sulla valorizzazione della cultura popolare, la Proloco Giovani sul riciclo e sul rispetto dell’ambiente, il Comitato Sagra della Nocciola sulla rivisitazione delle antiche tradizioni contadine.

Gli investimenti nel settore della cultura sono fondamentali, come ha sottolineato Alfonso Antoniozzi, affinché una città si trasformi in un punto di riferimento, in un ambiente “vivo e vitale”. L’importante, dunque, non è quanto si spende, ma come lo si fa. Il “modello Caprarola”, fatto di partecipazione, condivisione, confronto e concertazione continua con le associazioni locali, controllo della spesa e trasparenza, può essere considerato, a mio avviso, un modello vincente, sebbene ancora da perfezionare.

A chi in queste ore sta polemizzando strumentalmente sul “caso Ferento” mi sento di consigliare dunque la strada della condivisione con le forze culturali già presenti sul territorio. Questo non significa spezzettare la torta in mille contributi a pioggia, ma includere le forze vive della società in una programmazione di lungo periodo, avendo il coraggio di incentivare le situazioni virtuose e di penalizzare quelle meno trasparenti.

A distanza di qualche anno, se come amministratori avrete la pazienza e il coraggio di insistere su questa strada, potreste correre il “rischio” di vedere finalmente la vostra città trasformata in un volano culturale ed in un vero e proprio polo di attrazione turistica. A Caprarola abbiamo avuto questo coraggio e il risultato è ora sotto gli occhi di tutti.

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