Acqua del Bullicame: ennesimo allarme da parte di Giovanni Faperdue, presidente dell’omonima associazione. “Segnalo – afferma – che da qualche settimana il flusso di acqua termale che alimenta le vasche del Bullicame è veramente minima. Riteniamo che non superi il mezzo litro al secondo. In un periodo in cui tutti gli invasi di acqua della zona, registrano un buon livello dovuto alle copiose precipitazioni atmosferiche, stranamente la “callara” del Bullicame, pur rispettando il dettato della Regione che ha imposto al Comune di Viterbo, di tenerla sempre piena, supera di così poco il livello di sfioro, che non riesce a mandare acqua a sufficienza alle vasche”.
Faperdue ci vede poco chiaro. Tanto da esprimere un “sospetto”: “se l’acqua negli invasi c’è, se nessuno ne prende di più di quanto gli spetta, se nessuno la ruba, quest’acqua dovrebbe arrivare almeno quattro volte tanto quella che arriva”. E invece “il flusso è così striminzito che quasi non riesce a scaldare neanche la prima vasca”.
Da qui un appello al sindaco Leonardo Michelini “affinché faccia controllare attentamente i prelievi delle Terme dei Papi, e di chiunque altro possa pregiudicare l’alimentazione delle vasche del Bullicame”, anche per garantire “la sopravvivenza del rospo smeraldino” che vive tra le vasche.
Ma Faperdue ha appuntato la sua attenzione anche su un’ altra sorgente termale, quella della Zitelle, dove la Regione Lazio ha inviato i funzionari della Polizia Mineraria, per un sopralluogo alla fuoriuscita di acqua sulfurea presso il terreno Geronzi.
“Quest’ultimo – rileva il presidente degli Amici del Bullicame – aveva dichiarato che la sorgente delle Zitelle si era improvvisamente asciugata e l’acqua era sgorgata sul suo terreno”. Come è stato possibile? “Dal sopralluogo della Regione effettuato pochi giorni fa – risponde Faperdue – è emerso che la fuoriuscita di liquido termale si è verificata perché è stata rotta la falda di travertino, che in quella zona è quasi superficiale (70-80 cm). Questa rottura ha dato luogo al reato di sottrazione di sorgente termale. In poche parole l’emergenza del terreno Geronzi, non è altro che l’acqua che usciva prima dalla sorgente naturale Zitelle”.
Ma ora sta nascendo un contenzioso che non sarà facile dipanare. “Gli agenti di Polizia Mineraria della Regione – prosegue Faperdue – hanno spiegato al Geronzi che, non solo non è possibile alcun rilascio di concessione, ma è necessario che chiami una ditta specializzata per chiudere al più presto quel pozzo”. Una eventualità difficile da praticare da parte del privato: la “semplice” chiusura di un pozzo termale ha un costo che si aggira intorno a diecimila euro.
La morale delle due storie, Bullicame e Zitelle? Del bla bla sullo sviluppo termale sono piene le fosse, sommerse da preziose risorse idriche che vengono sottratte ad usi orientati allo sviluppo turistico.






