Sabato pomeriggio, mentre mi stavo facendo la solita abboffata di calcio in televisione (c’era il derby londinese tra Tottenham e Chelsea, finito 1-1), è arrivata la notizia: Berlusconi ha ordinato ai suoi ministri di dimettersi. Allora ho cominciato a smanettare sul telecomando trovando tra l’altro un’ottima edizione straordinaria del tg su quella che ormai considero la migliore rete televisiva italiana quanto a informazione, ovverosia La7, e mi sono sorbettato osservazioni, commenti, riflessioni e assurdità varie fino a notte inoltrata. Con lo scopo di capire (o tentare di capire) la verità dei fatti. Visto che, come al solito, ognuno dei contendenti cercava di buttare la palla dall’altra parte.
Non mi ci è voluto molto a farmi un’idea precisa – mettendo in fila gli avvenimenti della giornata e assommandoli a quelli dei giorni precedenti – sui perché di quanto era appena accaduto: un’accelerazione folle verso la crisi di governo, generata dalla notizia delle annunciate dimissioni dei parlamentari Pdl proprio mentre il presidente del Consiglio stava parlando a New York sull’affidabilità economica dell’Italia; l’incazzatura stratosferica di Letta per questo fatto e l’annuncio che avrebbe chiesto una verifica parlamentare per capire se esistesse ancora la maggioranza; il consiglio dei ministri nel quale all’unanimità si è deciso di rinviare il decreto per stoppare l’aumento dell’Iva (del resto, un decreto nasce morto se poi non c’è una maggioranza che lo converta in legge); l’improvvisa apertura di Giorgio Napolitano alla possibilità di un indulto o di un’amnistia; l’ordine perentorio partito da Arcore ai ministri Pdl di gettare la spugna.
Traduzione: Berlusconi ha deciso di morire insieme ai Filistei e di trascinare nella sua ignominiosa fine anche un Paese già con l’acqua alla gola (la mancata approvazione del decreto Iva e soprattutto quella della legge di stabilità costerà agli italiani 9 miliardi di tasse in più). Questo il mio pensiero, derivato da considerazioni logiche e – per quanto possibile – oggettive. Ma subito dopo, sempre ascoltando quanto veniva via via detto in televisione, mi sono chiesto: quanti italiani crederanno alle parole dei pidiellini, ovverosia che la crisi deriva dal fatto che sia saltato il decreto Iva?
Già, quanti italiani abboccheranno alle nuove fandonie di uno che lo stesso Bettino Craxi (che gli era amico) chiamava “il bugiardo” e che grazie alle bugie propinate al popolo è riuscito a navigare col vento in poppa per ben vent’anni? Quanto sarà consistente quello zoccolo duro che venera il Berlusca come una divinità pagana e che si rifiuta di applicare la logica al momento del voto?
Vedremo cosa accadrà nelle prossime ore. Se ci sarà un governo di scopo; se si troverà un’altra maggioranza almeno per approvare la legge di stabilità e quella benedetta riforma elettorale che tutti dicono di volere, ma che giace lì da troppi anni; se si andrà direttamente alle urne col Porcellum.
Ma la vera domanda è: gli italiani avranno capito?
Non si faccia illusioni, caro Sassi, gli italiani si crogiolano nel loro non capire un c.