Forse non gli è andata giù quella frase pronunciata dal premier Enrico Letta: “Viterbo? E’ la capitale del Lazio”. O forse, visto il parterre de roi presente la sera di Santa Rosa a palazzo dei Priori, si è sentito messo un po’ messo in ombra da Enrico Letta e Piero Grasso. O forse ancora, visto l’avvicinarsi del congresso del Pd, non ha gradito le dichiarazioni di Beppe Fioroni che, con passo lento e cadenzato, sta pian piano avvicinandosi a Matteo Renzi. Fioroni che, quando con premier e governatore si stava parlando del completamento della Trasversale, non ha mancato di fare la battutina: “Capito, Zingaretti?”.
Fatto è che Nicola non ha gradito. E quando il giorno successivo, sul Messaggero, ha letto l’intervista al sindaco Leonardo Michelini che ribadiva l’entusiasmo di Letta per Viterbo e riferiva sull’invito di quest’ultimo al presidente della Regione a prenderne atto, gli sono proprio girati i cabasisi (come a suo fratello, quando interpreta il commissario Montalbano). E, sempre al Messaggero, ha indirizzato una nota al cianuro nella quale ha scritto: «Per essere vicino a Viterbo non ho bisogno di alcuna sollecitazione, come ho dimostrato in tempi non sospetti e nei prossimi giorni adotteremo i primi provvedimenti sui quali ci siamo impegnati».
Zingaretti poi, da politico navigato, ha avuto parole di elogio per la Tuscia e per Santa Rosa: «La serata trascorsa a Viterbo rimane un ricordo meraviglioso. Tornerò con gioia, magari stando di più tra la gente ed evitando riunioni e ricevimenti di palazzo». Ma una cosa è certa: a lui la festa gli è andata proprio per storto e non s’è preoccupato di non farlo troppo capire, anzi.
Se poi a questo aggiungiamo il distacco manifestato agli inizi di agosto sulla firma del patto col Governo proprio per il completamento della Trasversale Viterbo-Civitavecchia, è lecito avere qualche dubbio sulla volontà politica dell’uomo di prestare attenzione alla Tuscia e ai suoi problemi. Ovviamente, fino a prova contraria.
I rapporti degli uomini della Tuscia col Governatore insomma, non sono idilliaci (ricordate quando il fioroniano Pierluigi Bianchi sarebbe dovuto diventare assessore regionale e poi non lo fu?) e quel patto su Viterbo firmato da Zingaretti con l’allora candidato sindaco Michelini lo scorso 24 maggio per ora è destinato a rimanere nell’empireo delle buone intenzioni. Sempre, fino a prova contraria.
Certo è che sul tavolo ci sono problemi di somma urgenza: il completamento della trasversale appunto, di concerto con Governo e Anas; il rilancio dell’area termale, con il trasferimento al Comune di Viterbo dell’intero impianto ex Inps; il sostegno alle formazione per la nascita di nuove attività imprenditoriali; il rilancio delle aree artigianali e produttive; il rilancio del centro storico, per la sua valorizzazione culturale e turistica; la tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini, per una nuova ed efficiente gestione del ciclo dei rifiuti, nonché dare soluzione al problema dell’arsenico nelle acque.
Non è roba da poco. Ma le soluzioni a tutte queste questioni riusciranno a superare la permalosità e l’irascibilità di Nicola Zingaretti?
Caro Zingaretti, ma se lei si presenta a fianco di Riccardo Valentini, la testa più lucida della Pisana, cosa pretende, rose e fiori?
E magari anche i collegamenti ferroviari più veloci con la Capitale che sono penosi!