14022025Headline:

Tweet e gaffes: il bello e il brutto della diretta

Facchini e autorità fanno festa alla fine del Trasporto

Facchini e autorità fanno festa alla fine del Trasporto

Per quelli che non possono. Per quelli che non vogliono. Per quelli che soffrono di agorafobia. Per quelli che proprio il 3 settembre hanno una cenetta romantica con Belén (e sono tanti). Soprattutto, per quelli che stanno lontano e che non possono esserci. Per tutte queste ragioni – e per tante altre che nel cuore della notte non ce ne vengono in mente – esiste la diretta televisiva del Trasporto. Praticamente, la più grande invenzione dell’umanità dopo l’aria condizionata e il servo sterzo.
Che migliora nel tempo, se possibile, perché i mezzi tecnologici si evolvono, dagli errori si impara, e poi c’è sempre qualche idea in più. Così, dai pionieri eroici di trent’anni fa e più, quando fare una diretta televisiva era roba da pazzi eroici, oggi siamo avanti, molto avanti (Nota: narra la leggenda di un’invenzione di alcuni colleghi, una purtroppo non è più tra noi, che all’epoca improvvisarono una romantica differita, in leggerissimo ritardo, portando mano a mano le cassette con le riprese di ogni tratto del tragitto, con una serie di staffette in motorino e poi trasmettendole. Altri tempi).
Quest’anno la diretta organizzata dal Comune e affidata allo staff della Provideo, è filata via liscia. Merito della Provideo, certo, che ormai è maestra nel trattare l’evento con immagini straordinarie, efficaci, suggestive ma senza indulgere nella retorica, che pure la sera del 3 è in agguato dietro ogni angolo, sotto ogni titolo, ogni fotogramma. E invece, loro sono andati giù morbidi, lasciando allo spettatore l’impressione di stare sotto la Macchina (chi non vorrebbe esserci, d’altronde) senza però faticare. Bene, bravi, bis. Chi l’ha visto su internet (oltre 11mila collegamenti da tutto il mondo) e chi su Sky e sul digitale terrestre, ha goduto.
Pure i particolari hanno convinto, perché è dai piccoli particolari che si giudica una trasmissione televisiva. E allora, pollice in su per l’apertura ai social network, e più precisamente a Twitter, quello che ti obbliga a scrivere tutto in 140 caratteri. E’ stato creato così l’hashtag #evvivasantarosa, al quale potevano essere indirizzati tutti i commenti, le foto e le impressioni di chi era sul percorso, di chi stava davanti alla tv, e di chi semplicemente era lontano e aveva qualcosa da dire sulla festa di Santa Rosa. La cosa ha funzionato, tanto che anche il premier Letta e il presidente del Senato Grasso hanno twittato le loro sensazioni dopo aver assistito al Trasporto. Qualcuno, poi, ha scritto da lontano: dalla Germania, da Londra, ed è cose se fosse presente (okay, d’accordo, non è proprio la stessa cosa…). Belle, brevi e dense anche le schede informative su Viterbo, tra una pausa e l’altra: uno spot niente male per la città, sempre che interessi.
C’è altro? Qualcosa da migliorare può essere il commento tecnico. Non tanto per gli aficionados don Emanuele Germani (addetto stampa della diocesi, e sacerdote, giusto per ricordare che questa sarebbe una festa religiosa) e Gianluca Zappa (santarosologo doc), quanto per il telecronista e l’inviato, di cui ci è sfuggito il nome. Il secondo, da sotto la Macchina prima della partenza, ha esordito così: “I facchini faranno un percorso di mille e duecento chilometri”, e già veniva voglia di scatenarglieli contro, i facchini. Il primo, quello che conduceva la telecronaca, ha sfoderato tutta la sua creatività nel porgere le domande all’ex facchino Gaetano Labellarte (lui ottimo). Esempio: “Cosa si prova a portare la Macchina”. Già, cosa si prova? E ancora: “Perché si chiama ciuffo?”. Già, perché? Oltre magari a coprire un po’ troppo – parlandoci sopra, come si dice in gergo – i comandi del capofacchino durante il Trasporto. E questo non si fa, perché si rovina l’aspetto più suggestivo. Vi immaginate Fabio Caressa che parlava sopra il rigore di Fabio Grosso a Berlino, nel 2006?

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312   Commenti

  1. Giorgio Molino ha detto:

    E’ mancato purtroppo l’intervento decisivo di un grande uomo di kultura come l’assessore alla kaffeina Barelli l’ottuso.

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