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Con santa Rosa un Natale diverso

La Macchina di S. Rosa

La Macchina di S. Rosa

A Natale, insieme agli alberi, le Macchine di santa Rosa”? No, non è male l’idea su sui stanno lavorando in queste ore il sindaco Leonardo Michelini e l’assessore alla Cultura Giacomo Barelli, in collaborazione con il presidente del Sodalizio dei facchini Massino Mecarini e gli appaltatori che conservano nei loro magazzini le loro creature.

Verrebbe da dire: finalmente. Finalmente il simulacro che illumina la notte del 3 settembre non vive un solo giorno all’anno, ma lo si utilizza – in concomitanza con il pronunciamento dell’Unesco che il 3 dicembre svelerà se lo inserirà o meno nei beni immateriali dell’umanità – per illuminare il Natale e, per estensione, come risorsa culturale e turistica.

Una piazza, più piazze chiamate a ospitare i modelli che hanno sfilato nel centro storico nel recente periodo: una invenzione (nel senso etimologico del termine) di rilevante impatto visivo. Magari da affiancare con schermi giganti dove trasmettere no stop le fasi salienti dei trasporti di “Sinfonia d’archi” (1991-1997), di “Tertio Milenio adveniente” (1998-2002); “Ali di Luce” (2003-2008), che hanno scandito negli ultimi lustri il mito-rito per antonomasia della città dei Papi.

Finalmente Viterbo si ingegna a elevare le feste natalizie dall’ordinario (peraltro, diciamolo, non di eccelsa qualità: basti pensare alle tristi se non trite bancarelle che punteggiano il tratto da via Ascenzi a piazza della Repubblica, dominate, come ha chiosato il sindaco Michelini, dai soli  “pizza e fichi”) allo straordinario.

Finalmente si coglie l’occasione di liberare alcune piazze (in linea, quindi, con uno degli interventi approvati all’unanimità  dal Consiglio comunale, di cui al piano sul centro storico elaborato dall’assessore Alvaro Ricci)  abbinando l’utile al dilettevole. Senza contare che, per parafrasare il sindaco, insieme alla pizza e i fichi, sarebbe servita anche una fetta di  zuppa inglese.

Già, l’utile. Che è da rubricare non solo sotto la parola “attrazione turistico-economica”, ma anche “museo”.  “Quello per un museo – ha detto Giacomo Barelli – dove possano essere conservate le Macchine del passato, ma al momento non c’è disponibilità per uno spazio così grande, l’unico che abbiamo è quello all’aperto. Riuscire comunque a portarle in piazza serve a continuare a coltivare l’idea, a mantenerla viva”.

E a proposito di museo e di straordinario. Insieme alle Macchine, è proprio impossibile allestire, sempre nel periodo natalizio, la grande mostra su Sebastiano del Piombo e suoi mirabilia della pittura italiana di tutti i tempi – la Pietà e la Flagellazione – chiusi a chiave nel Civico di piazza Crispi, annunciata da Michelini l’indomani il suo ingresso a palazzo dei Priori?

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1 Commento

  1. Giorgio Molino ha detto:

    L’ottuso superassessore Barelli, un classico, nel senso di liceo classico, caso di absit iniuria verbis.

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