Sono andati persino in televisione, a Mi Manda Rai Tre, quella trasmissione che prova a difendere i cittadini dai torti che subiscono quotidianamente. E questi residenti di Marina Velca, di torti, ne hanno avuti parecchi, e continuano ad averne. Perché hanno subito danni ingenti dopo un’alluvione e ancora oggi aspettano dei risarcimenti dalla Regione, nonostante ci sia anche una sentenza a loro favore.
I fatti sono venuti fuori in tutta la loro assurda forma, davanti alle telecamere della Rai, lunedì mattina, e di fronte alle domande più o meno incalzanti della conduttrice Elsa Di Gati. La storia risale al 2005, novembre 2005, e la racconta per primo Giorgio Signorelli, un signore distinto che ha casa nella località residenziale a due passi da Tarquinia: “Il 15 novembre del 2005 ero in casa con mia moglie, e con mio figlio disabile – dice – Quel giorno pioveva, e quando ha cominciato a piovere parecchio abbiamo deciso di tornare a Viterbo. Meglio, perché la nostra casa a Marina Velca è stata invasa da un fiume d’acqua: oltre un metro e sessanta, distruggendo tutto e ricoprendo il pavimento di uno spesso strato di fango”. Chiede la Di Gati: quanti danni ha subito? “Li abbiamo quantificati in ventimila euro, ma credo che fossero molti di più”.
Andando avanti, ecco i racconti – altrettanto drammatici – di due signore, Elena Scopelliti e Anna Corazza. Quest’ultima svela che l’alluvione del 2005, l’esondazione del fiume Marta, i danni e gli allagamenti, aveva avuto un precendente l’anno prima, e un altro espisodio, altrettanto grave, nel 1987. “Ma quella del 2005 fu una circostanza particolare, almeno per la nostra famiglia. Mia figlia era in attesa di partorire, volevano passare il Natale nella casa di Marina Velca, ma l’acqua ci distrusse la casa, portandoci via tutto, anche i ricordi più belli dei viaggi, o dei nipoti”. Già: danni materiali, tutto sommato facili da valutare, e danni morali, affettivi, questi però impossibili da rifondere.
La sostanza che emerge da queste piccole storie che insieme raccontano un dramma comune, è che gli abitanti di Marina Velca sono stati abbandonati. Senza rimborsi, senza una parola di sostegno dalle istituzioni. L’avvocato Manuela Muller, che insieme ad altri colleghi sta curando la causa di 138 persone (che poi sono 138 famiglie), racconta l’iter giudiziario della vicenda: “C’è una sentenza che dà ragione ai cittadini davanti al tribunale delle Acque pubbliche. La motivazione è chiara: non si è trattato di un evento eccezionale, perché alluvioni simili si erano già verificate nello stesso luogo, e la Regione era a conoscenza dei rischi, anche per le persone”. E infatti la Regione e l’Ardis (agenzia regionale per la difesa del suolo) sono state condannate in primo grado a risarcire i danni per 2.2mila euro, sempre secondo gli avvocati.
E a proposito di avvocati, ecco che in trasmissione arrivano anche i rappresentanti dell’altra parte, che accettano il confronto coi cittadini davanti alle telecamere. Si tratta di Mauro Lasagna, direttore dell’Ardis dal 2008, e del legale della Pisana Francesco Lettera. Il quale, pur non entrando nel merito della vicenda giudiziaria – i processi si fanno in tribunale – conferma che la Regione ha deciso di impugnare la sentenza di primo grado, che perciò non è esecutiva. La signora Scopelliti non ci sta, quasi piange: “Credevo che col presidente Zingaretti potesse cambiare qualcosa, che ci potessero ascoltare e risolvere il nostro problema. E invece ci manda gli avvocati”. Momenti di dolore, perfettamente televisivi. E il direttore Lasagna? Parla solo di questioni tecniche, ma promette “in tre anni la soluzione del problema che riguarda gli affluenti laterali del fiume Marta, la messa in sicurezza degli argini, la creazione di una vasca di contenimento delle acque”. E si finisce così, senza certezze e con la linea che passa alla pubblicità. Sigla, sipario.
La regione Lazio non paga il sabato. E neanche gli altri giorni.