Quindici chilometri, anche meno: questa è la trasferta più corta che ci sia, e volendo si può fare anche in scooter, stando appena attenti al traffico e se il tempo resta buono. Da uno stadio all’altro è solo Cassia, la Cassia della zona artigianale del Poggino, la Cassia che sfiora le pozze del Bagnaccio, la strada che va verso nord tra sali e scendi, la campagna che ogni giorno cede un pezzo ai capannoni, ai magazzini, ai distributori di benzina. In attesa che Viterbo e Montefiascone diventino una sola città (succederà, prima o poi, sta già succedendo), ecco che le loro due squadre di calcio, al momento, militano nello stesso campionato. Questo è un derby inedito, anche se ha avuto un prologo,venti giorni fa, con una sfida di Coppa Italia, finita per la cronaca 0-0.
Oggi pomeriggio si replica, con tre punti in palio e non solo quelli. Allo stadio delle Fontanelle, campo magico sotto la Rocca dei papi falisca, con la vista sparata verso Viterbo, laggiù, e i Cimini sullo sfondo, si gioca qualcosa di speciale. Prima le ragioni tecniche.
La Viterbese ospite sta camminando pericolosamente sull’orlo della tensione. E’ partita alla grande, in Eccellenza: cinque vittorie su cinque. Poi il primo stop, un pari da roulette russa in quel di Ladispoli, l’allenatore che paga per tutti, l’arrivo in panchina di Sergio Pirozzi, e altri due pareggi, tra campionato e Coppa, che hanno contribuito soltanto ad accrescere le paranoie. E mentre Pirozzi cerca sul colle falisco la sua prima vittoria in gialloblù – una vittoria che sbloccherebbe un sacco di cose – ecco che alla vigilia un’altra testa è caduta, quella del direttore sportivo Andrea Angelucci. Senza Federici, squalificato, e ancora alla ricerca di un modulo che funzioni, l’amatriciano nostro è costretto a fare bottino pieno. Miglior aperitivo possibile in attesa di un’abbuffata di mercato (quello di riparazione parte il 1 dicembre) che dovrebbe rivoluzionare la rosa a disposizione.
E il Montefiascone? Onestissimo, per carità. Una società che da dieci anni è nelle mani paciose di Lorenzo Minciotti, dirigente di banca e uomo da toni sempre concilianti. Ha inseguito a lungo l’Eccellenza, la gialloverde, e un paio di volte almeno le è stata tolta con giochetti romani poco chiari. Una volta guadagnata, tre stagioni or sono, l’ha saputa tenere stretta come pochi, centrando sempre salvezze tranquille e puntando a irrobustire la società, anche a livello giovanile e con un’affiliazione di lusso con l’Empoli. Se proprio si vuole trovare un’altra ragione per rispettare questo Montefiascone, va cercata nelle motivazioni di una serie di ex gialloblu. A partire dal direttore generale Enrico Venanzi, che la Viterbese l’ha guidata ai tempi della C (e suo padre Lillo anche prima). Per passare al mister Stefano Del Canuto, che alla Palazzina, da giocatore, fece vedere i primi lampi di una classe indiscutibile: il “Baggio della Tuscia”, lo chiamavano a quei tempi, mentre oggi è un allenatore preparato, serio, mai banale nelle idee.
E in campo? In campo occhi puntati su Mattia Alejandro Grimaldi, il Principe, il dieci per eccellenza: lui cresciuto nelle giovanili gialloblu ai tempi di Bonucci e mister Perrone, adesso dispensa perle nella terra dell’Est! Est!! Est!!! Battere la Viterbese, per tutta questa truppa di ex però non avvelenati, ma professionisti, sarebbe un orgoglio.
Questi i presupposti di un derby particolare, unico, il derby della Cassia tra due popoli sempre più vicini ma ancora contenti di essere rivali. Almeno, su un campo di calcio.