Non è un sabato qualunque. E volendo nemmeno un sabato italiano. È un sabato viterbese. L’ultimo, prima delle feste. Ed il primo della gestione natalizia targata Michelini (più allegati). La città è spaccata a metà tra protestanti e fedelissimi. E anche il dopocena si divide in due. Da un lato l’evento storico-rievocativo, dall’altro quello futuristico-spettacolare.
Il primo è confezionato dalla Pro Loco all’interno di Pianoscarano. Un quartiere, anzi il quartiere, dove più degli altri il tempo s’è fermato. Fiaccole. Viuzze. Muraglioni. Menestrelli. Guida casereccia (nel senso genuino del termine).
Pubblico interessato, sulle centocinquanta persone. E rispolverata della Viterbo che fu’ attraverso letture, spiegazioni, testimonianze. Cose che fanno bene al cuore, alla memoria, e (forse) all’ego di Antonello Ricci. Ma questo è un altro discorso. Bene, bravi, bis. Verrebbe da dire.
E poi c’è “Lumi in aria”. Festival inedito. Fortemente voluto dall’amministrazione comunale viterbese, mutuato da Lione, e oggetto di profonda discussione. Diatriba. Colpi bassi. Sgambetti. Raccogliere testimonianze sul progetto è compito arduo. Ancor più farne un bilancio. Ci limiteremo pertanto a riportare pareri sparsi pescati in incognito lungo il percorso che va da Palazzo dei Priori a San Pellegrino. Starà all’attenzione del lettore ritrovarsi, un po’ sulla falsariga di Jung, in questo o in quel “tipo psicologico”.
Piazza del Plebiscito
L’entusiasta per natura: “Che bello. Finalmente una piacevole novità”.
Il cervellotico: “Certo che un Gesù morto mentre si festeggia il suo compleanno non è il massimo”.
Il (su)perplesso: “Ok. Ma al bar ce l’avranno la Tennent’s?”.
Piazza del Gesù
Il ballerino: “A me m’è venuta voglia di discoteca. Poi si va vero?”.
L’addetto al traffico: “Se l’obiettivo era quella di portare gente… Hanno toppato”.
L’artista di strada: “Quel pois rosa sulla Panda nera ci sta che è una bellezza”.
Piazza della Morte
Il residente: “Stasera non si dorme. Manco con gli scuri chiusi”.
Il beone (uno dei): “Settantamila nostri euro per questa cosa? Torno al banco”.
Il forestiero di ritorno in patria: “Alcuni dettagli da rivedere. Però mi gusta, molto”.
Palazzo Papale
Il sentimentale: “Sono commosso. Più di quando è venuta la Pfm”.
L’astrologo: “Ma quella è una cometa o un asteroide?”.
Il collezionista: “Quel presepe di Thun ce l’ho anche io a casa”.
Piazza San Carluccio
L’opportunista: “Se inciampo e mi rompo una caviglia il Comune mi paga?”:
Lo statico: “Aspetto un disegno da due ore. Nulla”.
Il maratoneta: “Ma poi i babbonatali quando corrono?”.
San Pellegrino
Il commerciante: “Non sapevo chi fosse ‘la bella Galiana’. Ora lo so ogni cinque minuti”.
Il campanilista: “Santa Rosa anche d’inverno. Non si poteva fare di meglio”.
Il solidale: “Ma che è uno spot dell’Unicef?”.
Piazza Fontana grande
Il cinefilo: “Ma quando arriva Batman?”.
Il turista rimasto all’ovile: “Che è l’Empire State Building?”.
Il pittore: “Quel giallino è un pugno in un occhio. Io ci avrei messo l’arancio”.
E questi sono i primi lumi sui lumi. Un punto di partenza. Ai posteri qualsiasi bilancio.
Mentre tra i viterbesi si accendo le discussioni, qualche socio della fondazione kaffeina si accende un bel bonifico grazie alla munificità degli amici vivaviterbicoli-kaffeinisti.