E adesso che a palazzo Gentili tira di nuovo aria di rimpasto. Per la semplice ragione, come raccontano i cronisti, che il Nuovo Centrodestra vuole un posto nell’esecutivo guidato da Marcello Meroi, meglio noto con il nomignolo “Marcellino pane e vino”, ma quelli di Fratelli d’Italia indicano pollice verso.
E allora adesso, in attesa che qualcosa (si fa per dire) avvenga dalle parti di via Saffi, forse è acconcio rinnovellare la recente storia delle gesta di Marcellino in fatto di rimpasti.
E allora è bene partire dalla prima giunta (21 aprile 2010), composta da Paolo Equitani, Andrea Danti, Massimo Fattorini (dimissionario il 5 maggio 2010, sostituito da Bianchini), Giammaria Santucci, Franco Simeone, Franco Vita.
Allora va poi citato il rimpasto del 4 ottobre 2011, allorché a seguito della revoca degli assessori Paolo Bianchini, Paolo Equitani, Giuseppe Fraticelli, Franco Simeone (per motivi ignorati sia dal presidente che dagli interessati), l’esecutivo era formato dai soli Andrea Danti, Giovanni Maria Santucci e Franco Vita.
Ma poi, come raccontano le fonti d’archivio, il 17 ottobre 2011 il presidente Meroi firmò i decreti di nomina dei quattro assessori revocati a suo tempo, onde per cui ecco di nuovo apparire a palazzo Gentili Paolo Equitani, Paolo Bianchini, Domenico Maria Francesco Simeone e Giuseppe Fraticelli.
Ma poi, il 31 gennaio 2013 accade che Franco Simeone si dimette, tentando di conquistare un posto nell’assemblea della Regione Lazio (ma, ahilui, fu trombato), onde per cui il 13 marzo 2013, arriva un ulteriore rimpasto, con Luigi Ambrosini chiamato a sostituire Simeone.
Finisce qui? Macché. Il 30 luglio Meroi firma il decreto di nomina n. 102, con il quale, dopo , uscita dall’esecutivo di Bianchini e Santucci e Ambrosini, entrano nell’esecutivo Piero Camilli, Antonio Fracassini, e Roberto Staccini.
Ma poi avviene che il 12 novembre 2013, l’indomani l’improvvisa scomparsa di Antonio Fracassini, ecco che si procede col dovuto rimpasto, onde per cui Federico Fracassini sostituisce il padre Antonio con l’assegnazione delle deleghe agli affari generali patrimonio, scuola alberghiera, sportello dei consumatori, ufficio relazioni con il pubblico, innovazioni reti e sistemi informatici, centro elaborazione dati.
Tutto ciò permesso e considerato, non sarà il caso, vista l’egregia propensione ai rimpasti, che Marcellino, già “pane e vino”, sia ribattezzato (sempre affettuosamente) il “Fornaretto di via Saffi”?
A’ Marcellì, resisti, che il vitalizio da parlamentare (pagato da tutti noi e alla faccia nostra) sta pe’ arrivà!