«E adesso?». La domanda che aleggia nella stanza dei bottoni di palazzo dei Priori, va girata a Fausto Sensi, patron dell’omonimo gruppo che gestisce le Terme dei Papi. «Adesso non lo so. Intanto voglio chiarire che non è accaduto niente».
Be’ ammetterà che la sentenza del Tar azzera tutto e riporta indietro le lancette dell’orologio sulla città termale…
«E’ una sentenza che era già scritta nelle carte, contratto del 10 luglio ’86, con il quale il Comune ci dava la possibilità di disporre di tutta l’acqua necessaria al funzionamento dello stabilimento. Non c’era e non c’è alcun limite alla disponibilità delle risorse idriche. Noi attualmente ne utilizziamo poco più di 40 litri al secondo e, dunque, ce ne sono quasi cinquanta per chi volesse investire in nuovi stabilimenti».
Dice bene lei…ma chi andrebbe a mettere dei soldi su un progetto rischiando di non avere l’acqua perché, teoricamente, voi ne avete il monopolio?
«Innanzi tutto noi dovremmo presentare dei progetti al Comune prima di poter attingere altra acqua. In secondo luogo non vedo francamente tutto questo interesse da parte di privati a realizzare nuovi impianti».
Capito, per il momento è tutto fermo.
«E chi lo dice? Le ex terme Inps, per esempio, potrebbero essere ristrutturate e rilanciate…».
E voi sareste interessati all’operazione?
«Certamente, ma non per costruirvi uno stabilimento termale, bensì un albergo. Mi creda, ne vorrei cinquanta di alberghi qui intorno proprio per far nascere una vera città termale. Del resto l’impianto ex Inps attualmente non ha disponibilità di acqua e certo non potremmo dirottarne una parte togliendola alle Terme dei Papi perché ci taglierebbe la gambe».
Chiaro. Con il Comune partita definitivamente chiusa?
«Francamente non lo so».
E se il sindaco Michelini volesse avviare una trattativa per arrivare ad un accordo?
«Le discussioni sono sempre utili. Ma il sindaco deve fare subito una cosa: andare alla Regione e chiedere la proroga per la subconcessione dell’acqua alla Terme dei Papi. E lo deve fare domani, non tra mesi, perché così siamo alla paralisi totale».
Che vuol dire?
«Che non possiamo muoverci, non possiamo progettare nulla proprio perché la partita non è chiusa e quindi nessuno può garantire certezze sul futuro. Siamo tutti costretti a navigare a vista e non ce lo possiamo permettere noi, ma non se lo può permettere neppure il Comune. Un Comune che dimostra di non capire la rilevanza degli sforzi che abbiamo fatto e che vorremmo ancora fare per valorizzare questo stabilimento».
Scusi, in che senso il Comune non capisce?
«Non ha ben realizzato che quando scadrà la convenzione di 40 anni, Viterbo tornerà in possesso di un impianto valorizzato e di altissima qualità. Ricordo solo che in venti anni sulle Terme abbiamo investito 15 milioni di euro, mica centesimi. E adesso una domanda la faccio io: è così sicuro che in giro ci siano tanti soggetti disposti a spendere altrettanto?».
E perché non un bel grattacielo?