Ma che diavolo vuol dire “abbancamento”? Il termine deriva dal verbo abbancare che, secondo il dizionario, significa “mettere, distendere su un banco o una panca” ed è generalmente riferito alle pelli che devono essere conciate.
E allora ci si chiede: chissà a cosa pensava il commissario straordinario per i rifiuti del Lazio Goffredo Sottile quando ha deciso di usare quel termine riferendosi ai rifiuti che da Roma sarebbero dovuti arrivare nella Tuscia. Dar prova delle sue infinite doti letterarie e auliche per alzare i toni di una missiva che, ahimé, parlava di mondezza? Oppure nella sua testa c’era l’idea di mescolare un po’ le carte (dal momento che il termine non è che sia proprio diffusissimo nel linguaggio popolare e forse creerebbe seri problemi anche a quelli dell’Accademia della Crusca) e di rendere così un po’ meno amara la pillola che Viterbo e la Tuscia avrebbero dovuto ingoiare?
Ah, saperlo. Certo è che il dottor Sottile (niente a che vedere con Giuliano Amato) ha un curriculum di tutto rispetto. Laureato in Giurisprudenza nel 1966, è stato promosso alla qualifica di viceprefetto ispettore dal novembre 1982 e a quella di viceprefetto dal gennaio 1986, dopo aver prestato servizio a Nuoro, Frosinone, al Ministero dell’Interno (ufficio di gabinetto), al dipartimento della Pubblica sicurezza, alla Presidenza del consiglio dei Ministri (capo di gabinetto del sottosegretario Sanza dal 1988), al comune di Brescia. Poi, nel marzo 1993, la nomina di commissario del governo a Trento, a Caserta, fino alla prefettura di Torino (dal gennaio 2005 e per tutte le olimpiadi invernali del 2006). Fino all’agognata pensione nel 2007.
E’ ovvio quindi che, dall’alto della sua incommensurabile scienza ed esperienza, il dottor Sottile non si potesse abbassare ad usare il termine “conferimento”, o addirittura l’ignobile parola “trasporto”, che forse avrebbero compreso anche quei cinque beoni della fraschetta “Da Remo lo scopettaro” (locale vip della Garbatella), giunti ormai al quinto o sesto quartino.
No. Il dottor Sottile ha preferito usare la parola “abbancamento”, giacché uno dei segreti della politica e della burocrazia è quello di rendere il più incomprensibile possibile ciò che si dice (o si scrive), così nessuno capisce e nessuno ha nulla da obiettare.
E allora, per chiudere, un semplice pensiero rivolto proprio al dottor Sottile. Un pensiero che si estrinseca nella “palingenetica obliterazione dell’io subcosciente che s’infutura nell’archetipo antropomorfico universale”. Chiaro, no?
Il sottile linguaggio del dottor Sottile
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La lingua italiana sa essere veramente anfibologica.