Niente saldi senza soldi. Pare che purtroppo sarà questo lo slogan dei prossimi giorni. Viterbo rispecchia l’andamento nazionale dei consumi. Le festività si sono aperte male (eufemismo) e sono destinate a chiudere persino peggio. Coi commercianti che tirando le somme si dividono in due categorie. Da un lato gli agguerriti, quelli con l’amaro in bocca ed il dito puntato praticamente contro tutti. Dall’altro i rassegnati, capitani di un veliero alla deriva.
Il centro storico è desolato. Vuoto. Eppure si è appena aperto un fine settimana prezioso e la Befana sta dietro l’angolo. “Se non s’è vista gente sotto Natale figuriamoci se capita ora – dice il primo interpellato, via San Lorenzo – Con tutte le mazzate che ci arrivano quotidianamente come si può pensare di recuperare qualcosa? A volte mi domando perché ancora tiro su la saracinesca. Sono, anzi siamo, stremati e delusi. Abbiamo toccato il fondo, e la voglia di ripartire non c’è. Nonostante le mille promesse da marinaio ricevute”.
Eppure lo struscio c’è stato. “Qualcosina in più – parla ora la signora della pizzeria – Ma non una vendita utile a ripezzare tanti mesi di fame. Pochi turisti poi, speravo di meglio”. Già, il turismo. Ancora di salvezza alla quale ci si aggrappa un po’ dappertutto. “Ma come possiamo pensare che venga gente da fuori? – entra nella conversazione il dirimpettaio – Cosa gli offriamo? Non ci sono parcheggi decenti, le strade sono sporchissime. Poche luminarie e nessuna iniziativa. Vorrei sapere quanti hanno preso la macchina per venirsi a vedere le luci. Dovrebbero pensare a cose più serie. Pianificare, non andare per tentativi”.
E a proposito di tentativi ecco il parere dell’esercente di via Saffi (laddove tre quarti delle attività sono sparite). “Già si soffre per i motivi che conosciamo bene – tuona – Poi questi ci chiudono il traffico il 20 dicembre. Io sono d’accordo ad offrire un centro esclusivamente pedonale, ma con raziocinio. Gli automobilisti parevano impazziti. Molti hanno rinunciato a partire proprio, tanto era il caos per tutta la città. Assurdo”. Ci si chiede quindi se almeno i beni di prima necessità, o quelli low cost, abbiano girato. “Macché – stavolta tocca ad un barman – Io manco il caffè vendo più. Parlavo con gli amici che hanno negozi lungo le vie, diversi recupereranno quattro spicci coi saldi e poi chiuderanno. Nella speranza di coprire quantomeno i debiti. O meglio, le tasse”.
Inutile negarlo, il bilancio del periodo natalizio, secondo i diretti interessati, è oltremodo negativo. Poca gente. Pochissimi acquisti. Zero servizi offerti dalle istituzioni. Strade sporche o male illuminate. Assenza totale di programmazione. Con la ciliegina sulla torta della dilagante crisi economica.
Però un piccolo mea culpa da parte loro…….se nel passaggio dell’euro avessero mantenuto il cambio, invece di approfittare e arrotondare, se non raddoppiare i prezzi, adesso forse piangerebbero meno.
Urge l’intervento del superman Filippo Rossi da Trieste, quello che – almeno così raccontava ai commercianti piagnoni – avrebbe trasformato il Centro Storico di Viterbo in una specie di paese dei balocchi.