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“Terme e superstrada, subito”

“La situazione del lavoro edilizio in provincia di Viterbo? E’ la stessa di quella italiana, non c’è alcuna differenza. E’ un emorragia continua. Continuano a chiudere imprese e quelle che non chiudono, licenziano. Serve un cambio, anzi due: di passo e di testa”. Già l’incomincio della chiacchierata con il segretario provinciale della Fita Cisl, Fabio Turco, promette bene. Perché Turco, da dirigente sindacale di frontiera, ha un punto di vista privilegiato su come (non) vanno le cose nel mondo edilizio. E l’edilizia, le costruzioni, una volta costituivano un’àncora di salvataggio per l’economia in tempi di crisi.

CISL

POLITICA E BUROCRAZIA “Quando le cose andavano male, in generale, cosa si faceva per riavviare l’interruttore? Semplice: si costruiva. Opere pubbliche, private, edilizia sociale. Perché la costruzione di qualcosa si porta dietro parecchi settori: l’industria del cemento, dell’acciaio, quella legnaria e ceramica, elettrica. C’era bisogno di materiali e di manodopera, ed ecco che si tornava a lavorare, a produrre, a guadagnare”. Oggi non più: “Intanto perché la politica, che dovrebbe prendere queste decisioni strategiche, ormai non decide più – spiega amaro Turco – E poi per altre ragioni altrettanto importanti. Le banche non finanziano, perché ritengono quelle edili come imprese a rischio. Alla fine c’è anche la burocrazia, che ci mette il carico da undici, perché per aprire un cantiere in Italia ci vogliono dai dodici ai diciotto mesi di tempo. Se oggi non abbiamo progetti consegnati, come possiamo illuderci che il 2014 sia l’anno della ripresa?”. Già: calendario alla mano bisognerà aspettare almeno fino al 2015. Almeno.
NUOVI DISOCCUPATI I numeri della Tuscia danno un quadro agghiacciante della condizione in cui versa il settore. Li potete leggere nella tabella. Anticipiamo che nell’ultimo quinquennio è stato un calo progressivo di lavoratori, ore lavorate, imprese e stipendi. “Un flusso costante, che a livello nazionale ha portato alla perdita di 500mila lavoratori in cinque anni – sostiene Turco – E gli ammortizzatori sociali stanno finendo: questi lavoratori non avranno un rientro, saranno nuovi disoccupati perché, come dicevo, non si costruisce più, né a livello pubblico né nel privato”.

Fabio Turco

Fabio Turco

PROGETTARE PER RINASCERE E’ il momento delle ricette, delle idee, semmai ce ne siano di buone per tornare a galla.“Ecco perché dico che per combattere un’emergenza straordinaria ci vogliono misure straordinarie. Bisogna inventarsi qualcosa di diverso, sparigliare, cambiare gioco. Come? Intanto, e parlo per Viterbo città, occorre progettualità, una progettualità condivisa. Andiamo avanti a forza di lotti e lotticini, di piani integrati. La nuova giunta è in carica da sei mesi d’accordo, ma non vedo mutamenti di strategia né tantomeno rivoluzioni. Ci vorrebbe il coraggio di provare a cambiare questa città che, attenzione, non vuol dire riempirla di cemento. Serve un’edilizia diversa, attenta anche al territorio, che s’integri col patrimonio artistico, storico, monumentale, di cui già disponiamo. Si possono trovare tanti altri modi: le ristrutturazioni, la biodelizia. A Terni, non a Dubai o a Copenhagen, si costruiscono edifici innovativi e rispettosi dell’ambiente, con pannelli fotovoltaici e sistema di ricircolo dell’acqua”.
C’era il progetto Smart city, e forse ce n’è ancora, sebbene se ne parli pochissimo. “La smart city? Perfetto. Prendiamo un quartiere e facciamone un pilota di questa idea, all’avanguardia – propone Turco – Ma progettiamolo insieme, pubblici e privati intorno ad un tavolo. Il privato c’è, è pronto, mi chiedo: dov’è il pubblico? Si preoccupa del tirare a campare. Succede che quando si arriva a governare si perde il polso della situazione, quando invece l’ora di muoversi sarebbe adesso. Sennò si va sempre peggio: leggo dei suicidi di operai rimasti senza lavoro, l’ultimo l’altro giorno a Pescia Romana. Vogliamo che si ripetano, che si moltiplichino? E quando lo dico non sono populista, perché di lavoratori in crisi ne ricevo a dozzine, tutti i giorni, nel mio ufficio: gente che ha sempre lavorato, e che ora non ha neanche l’acqua calda in casa”
TERME FREDDE C’è poi un’altra questione in cui le costruzioni c’entrano parecchio. Non i Lego, mattoncini colorati tanto simpatici e tanto innocui. Qui parliamo delle infrastrutture, sempre promesse, sempre rimandate, assurte ormai a opere mitiche, come il Colosso di Rodi o i Giardini pensili di Babilonia. Le terme, per esempio. Turco la vede con l’occhio pragmatico: “Intanto, se ne sta occupando l’assessore Delli Iaconi, che mi pare abbia tutte le competenze e l’intraprendenza per farlo. Si tratta di un progetto ambizioso, ma che Viterbo deve pretendere, vista la materia prima che ha, cioè le acque termali stesse. Però metterei una clausola: non deve essere un disco rotto, una carta da calare sul piatto della propaganda, altrimenti noi non ci saremo. Abbiamo visto come è andata con l’aeroporto: lì non hanno fallito i viterbesi, ma i politici viterbesi”.
SULLA STRADA Ancora: la superstrada. Quegli sporchi, maledetti diciotto chilometri da completare. “E’ uno scandalo – trancia Turco – Noi stessi della Filca siamo scesi in piazza diverse volte, è dal 1973 che continua questa storia. L’ultimo paradosso è arrivato dal Cipe, che ha approvato la Orte – Mestre, facendo proseguire la strada verso nord est, mentre questo piccolo tratto occidentale è impantanato da anni: mi chiedo ancora dove sia il nostro peso politico nei palazzi romani. Il discorso è semplice: se si apre il cantiere bisogna portarlo a termine, e stanziare i soldi almeno fino a Monte Romano. Il congiungimento con l’Aurelia viene di conseguenza, si può fare in tanti modi: col project financing, affidandolo ai privati che poi si ripagherebbero col pedaggio, perché a questo punto siamo disposti anche a pagare cinquanta centesimi al casello pur di veder l’opera finita. O magari chiedendo alla Sat, che sta facendo l’autostrada tirrenica, di allargarsi pure a questo tratto: ne avrebbe tutti gli interessi”.
RESPONSABILITA’ E PROPOSTE Fabio Turco conclude con una domanda che non è retorica e con una proposta. La domanda: “Ma è possibile che Viterbo sia la città degli sfigati? L’aeroporto fumato, la superstrada che viene estesa nella direzione opposta, le terme che se ne parla da vent’anni e ne se parla e basta, sul completamento del semianello è sceso un silenzio tombale, il raddoppio della Cassia è tabù. A chi dobbiamo chiedere conto, se non a chi ci rappresenta?”. La proposta: “Per non prendere in giro le persone a fini elettorali, per non sparare nel mucchio, perché non concentrarsi su un’opera per volta? Farci una battaglia, una mobilitazione di massa, pubblici, privati, sindacati, associazioni civili. Portata a conclusione questa opera, si passa ad un’altra, e così via. Magari in questo modo ce la faremo”. Magari.

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1 Commento

  1. Giorgio Molino ha detto:

    Caro Turco, più che la città degli sfigati, Viterbo è la città dei politicanti mendaci e chiacchieroni (che fa rima con peppebucìardoni).

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