02122024Headline:

Terme, ora nessuno vuole più investire

Domenico Belli

Domenico Belli

Se qualcuno avesse ancora dei dubbi o alimentasse delle speranze sulla «Città termale», sarà sufficiente ascoltare magari Domenico Belli o Fernando Barberini. Chi sono? Semplicemente il titolare del sito del Paliano e l’aspirante ”rifondatore” dell’ex Oasi. Al Sud e al Nord del capoluogo. «Così stando le cose, non tireremo più fuori un centesimo per avviare i nostri progetti». Le cose stanno come tutti (o quasi…alcuni fingono ancora di non capire) sanno, cioè che il Tar ha formalizzato la sostanziale e totale disponibilità di acqua per la famiglia Sensi, con buona pace di Regione e Comune. E verosimilmente di tutti coloro che intendevano investire risorse sulla miniera della Tuscia.
Sospira, Domenico Belli: «Avevamo un progetto di 12 ettari e di 162.000 metri cubi di volumetria, ora il verdetto del tribunale amministrativo del Lazio, affossa tutto. O l’amministrazione comunale e la Regione prendono provvedimenti o saremo costretti a rinunciare ai nostri piani. Sono molto amareggiato: in dieci anni abbiamo investito tanto e con tanto entusiasmo. E fin quando non avremo garanzie, da parte di palazzo dei Priori e della Pisana, non metteremo più un soldo». Nelle parole del titolare del Paliano c’è un profondo rammarico: «Da mezzo secolo sento parlare di città termale…Dispiace, anzi fa rabbia, dover constatare che, in base agli studi effettuati dalla Regione, Viterbo ha una potenzialità dai 75 agli 80 litri di acqua al secondo a sessanta gradi, mentre la tanto pubblicizzata Chianciano ne ha appena 10 a quaranta gradi. Capito che patrimonio stiamo sprecando?».

Fernando Barberini può essere l’immaginazione della rassegnazione: progetto, già approvato, di una spa sulle fondamenta dell’ex Oasi, ma solo qualche litro di acqua concesso da palazzo dei Priori. La sentenza del Tar dice, in sostanza, che anche quel poco potrà essere tagliato. Risultato finale, piano in stand-by e au revoir, anzi adieu, da parte dei francesi dell’Oreal che pure un pensierino sul vecchio albergo-ristorante avevano fatto. «Siamo pronti a discutere», si limita a dire Barberini. Ma con chi? Su che cosa? Al momento non c’è un interlocutore legittimato a trattare e l’argomento risulta scivoloso. Come l’acqua, appunto.
Comunque lo si giri è un pasticciaccio. Una matassa, intrecciata tra burocrazia, politica, incapacità. Una matassa che parte da lontano, molto lontano, e di cui al momento si può individuare un solo capo, cioè un terminale: la ”Città termale” non ha ancora fondamenta per svilupparsi. Da palazzo dei Priori mandano messaggi rassicuranti: troveremo un accordo con i Sensi. Questi ultimi avvertono: prima devono essere prorogati i termini temporali sulla disponibilità di acqua, poi potremo metterci attorno a un tavolo. Ed allora, i Belli, i Barberini, i Ciambella e gli altri 25 soggetti interessati ai fanghi viterbesi, si accomodino pure in sala di attesa.

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1 Commento

  1. Giorgio Molino ha detto:

    Anche in questo caso, grazie a un improvvido intervento della magistratura (da un ventennio supplente non proprio disinteressato di una politica disonesta e inconcludente), è finito tutto in caciara. Complimenti alla classe politica locale e ai loro consigliori (non è un refuso).

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