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Università della Tuscia tra festa e nuove sfide

Il rettore Alessandro Ruggieri

Il rettore Alessandro Ruggieri

Mentre a New York finiva un’epoca, a Viterbo si gettavano le basi per un (anzi il) progetto culturale assoluto. Nella grande mela un’overdose stroncava il bassista dei Sex Pistols Sid Vicious, chiudendo, non nei fatti, ma nella sostanza, quel folle movimento chiamato punk. All’ombra della Palanzana invece prendeva forma e corpo l’università della Tuscia. Ed oggi le candeline da mettere sul tortone Unitus sono ben 35. Un’epoca vissuta tra alti, bassi, scelte illogiche e trovate geniali.

Se ne è parlato a Santa Maria in Gradi, all’interno dell’Auditorium, che rientra di diritto tra le grandi opere di questo corposo e lungo percorso. Mattatore della giornata il rettore Alessandro Ruggieri. Uno moderno, dalla chiacchiera facile e dalla baudiana capacità di tenere il palco. Di fronte, una platea di alto rango, tra politici odierni, passati, autorità miste e un esercito di divise. Quelle dell’Esercito, appunto.

Il Magnifico ha ripercorso con sobrietà e piuttosto celermente (strano, ma vero) la storia dell’ateneo, rimarcando quanto importante sia stato durante la crescita il rapporto con enti ed istituzioni del territorio. “Sempre vicine, con amore e senza secondi fini”: parola di rettore. Non sono mancate poi due sviolinate in favore dei predecessori, essendo lui fresco di insediamento. “Fondamentali la lungimiranza di Scarascia Mugnozza dapprima e le capacità di Mancini poi. Quest’ultimo abilissimo a trovare anzitempo le modalità per tentare di uscire dalla crisi”.

La targa in ricordo di Scarascia Mugnozza

La targa in ricordo di Scarascia Mugnozza

Ad oggi il blocco viaggia sui seimila studenti, che non sarà un lusso sfrenato (durante il boom si è arrivati a diecimila; parallelamente a Viterbo però son calate anche le altre sorelle dello Stivale) ma le idee fresche della novella squadra capitanata proprio da Ruggieri segnano un attuale otto per cento in più rispetto a un anno fa. “Dinamismo, ricerca e rapporti internazionali – prosegue – Queste le chiavi per sopravvivere. Sto seguendo i consigli di chi mi ha preceduto”.

Tra le colonne portanti ha parlato anche il professor Maurizio Ridolfi, presentando un volume da lui curato (e da altri scritto, un elenco lungo) tolto dal cellofan per l’occasione. “Una riflessione sul lungo periodo – a suo dire – Con interrogativi sui trascorsi più lontani”.

Non è mancato infine l’intervento del pezzo da novanta, l’onorevole Paolo De Castro. Che in venti minuti ha chiarito a tutti come il pianeta sia spacciato. Almeno se non si cambia qualcosa in progettazione agricola e alimentare. Lunghissimo applauso per il parlamentare europeo (molto simile ai caratteristici personaggi de “Il divo” di Sorrentino), e medaglia d’argento. Forse per mettersi in linea con le Olimpiadi di Sochi.

Chiusura commovente. Proprio al primo rettore Gian Tommaso Scarascia Mugnozza è stata intitolata l’aula magna, presenti i parenti per le foto di rito. “Uno scienziato che ha lasciato un’impronta profonda in tutta Italia”, così lo ha definito l’amico ed ex collega Enrico Porceddu, ripercorrendo vita e opera del pioniere brindisino.

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2   Commenti

  1. Giorgio Molino ha detto:

    Assente l’ex rettore Mancini. Chissà perché….

  2. Giorgio Molino ha detto:

    Eh già…. L’interrogativo infatti era 880 mila volte retorico.

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