29032024Headline:

Al Sacrario soste di serie A e di serie B

Il parcheggio del Sacrario

Il parcheggio del Sacrario

Una disabile e sua madre “intrappolati” nel parcheggio del Sacrario. E alla fine costretti a pagare la normale tariffa, benché nel posteggio gestito dalla Francigena spa, i portatori di handicap possano posteggiare gratuitamente.

La vicenda è accaduta a ridosso di Pasqua, e potrebbe anche passare come un semplice malinteso – di quelli che accadono ogni giorno, in ogni attività pubblica e privata – se solo non imponesse una riflessione sull’immagine di civiltà e sensibilità che può dare la città di Viterbo a chi viene da fuori. E la signora in questione e il figlio disabile venivano appunto da fuori, in questi giorni in cui il capoluogo è stato invaso da frotte di turisti. I due hanno lasciato l’automobile nell’ampio parcheggio del Sacrario, dove la sosta per i disabili è gratuita, come si può leggere anche nel regolamento fotocopiato (fotocopiato) affisso nel casottino della biglietteria. Lo conferma l’articolo 4, paragrafo B del suddetto regolamento, che tra le altre cose invita anche gli utenti a non lasciare oggetti di valore in auto, ché il parcheggio non è custodito. Che non sia custodito lo si capisce benissimo – senza leggere il regolamento – anche dalla bella famiglia di rom che ogni giorno tampina ogni cliente chiedendo ossessivamente “qualche spicciolo”. E dai vu’ cumpra’ che offrono a chi fa la fila alla biglietteria una bella confezione famiglia di calzettoni di spugna, “tipo mare”, per dirla alla Verdone.

Ma torniamo alla storia. La signora e il figlio disabile venerdì entrano nel parcheggio dalla solita sbarra, ritirando il tagliando che registra l’ora d’ingresso. E’ il biglietto che alla fine servirebbe per pagare la sosta, per quelli che almeno non ne sono esentati. Mamma e figlio posteggiano e vanno a sbrigare le loro faccende. Tornano nel pomeriggio, quando debbono riprendere l’auto e tornare a casa, e qui la sorpresa: per uscire dal parcheggio, per far sollevare la sbarra, per riconquistare la libertà, insomma, è un bel problema. Perché sul casotto non c’è scritto nulla a proposito dell’utenza diversamente abile, quella che dovrebbe ricevere più attenzioni, e cure, e informazioni – e in effetti è così dappertutto – perché spesso alle prese con problemi ben più grandi. E invece, niente. O meglio, c’è un piccolo avviso che spiega: “In caso di problemi con la sbarra, contattare i seguenti numeri”. Un numero verde e un fisso urbano della vigilanza, attiva – c’è scritto – 24 ore su 24. E comunque si parla soltanto genericamente di “problemi”, tipo se la sbarra non funziona, o se ricasca di colpo e s’abbatte su una Panda. E’ ovvio che chi non dovrebbe pagare la tariffa non potrà mai sperare che la sbarra si alzi così, magicamente, o con la forza del pensiero.

La signora giustamente è smarrita. Non può chiedere informazioni al personale del parcheggio, semplicemente perché al parcheggio non c’è personale: dopo il licenziamento dei lavoratori ex Autoservice, il casotto è vuoto, si anima soltanto in occasione dei rinnovi degli abbonamenti. La donna si rivolge alla pensilina degli autobus, inutilmente: i viterbesi possono soltanto rispondere con imbarazzo di non sapere come funzionano le cose nel parcheggio più importante della città.

Cosa fare, dunque, per uscire e andare finalmente a casa? L’unica cosa possibile: pagare la tariffa, convalidare il ticket, passarlo nell’apposita obliteratrice affinché la maledetta sbarra si alzi. Così fa la signora: 8 euro e 50 in contanti per la libertà sua e del suo figliolo.

I nuovi cartelli apparsi ieri

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A casa, a mente fredda, basta un giro su internet sul sito della Francigena, per scoprire il seguente “avviso”: “S’informa l’utenza che in caso di assenza del personale preposto, i titolari del tagliando ‘H’ potranno chiamare per ogni evenienza il servizio di vigilanza, attivo 24 ore su 24, al numero 0761.319214”. Buono a sapersi, ma mettere in evidenza l’avvertimento non solo su internet (che non tutti sanno consultare) ma anche in loco, no? Non ci vuole mica un genio per capire che servirebbe spiegare la procedura in modo chiaro anche e soprattutto all’interno del parcheggio.  Poi l’avviso continua: “Si informa che, nel caso in cui gli utenti avessero già provveduto al pagamento della sosta, potranno ricevere il rimborso recandosi – con la relativa ricevuta ed il tagliando H – presso la sede operativa di Francigena, in via San Biele, 22, negli orari di ufficio”. Chissà se almeno da quelle parti c’è un parcheggio per disabili un po’ meno oscuro.

Poi, nella giornata di ieri, il colpo di scena: due  fogli stampati e affissi – con il nastro scotch – sui vetri del casottino. Gli stessi presenti sul sito internet della Francigena. Pare che li abbia appiccicati una dipendente della società, ed è bello pensare che sia stato merito – o colpa? – delle proteste della mamma e del figlio incappati nella disavventura (la Passione del venerì Santo).

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