Roma capitale, Viterbo succursale, parecchio succursale. Uno slogan da stadio che però rende bene l’idea. E che spinge FondAzione – la lista civica che ha in Gianmaria Santucci il suo rappresentante in consiglio comunale – a chiedere maggiore attenzione al territorio della Tuscia.
Da parte di chi? Ovvio, da parte degli “organi centrali”, quelli che spesso scelgono e decidono per tutti. Il Governo, per esempio, che in nome della revisione di spesa potrebbe presto fare vittime illustri tra i Vigili del fuoco di casa nostra, a partire dalla pluripremiata sezione sommozzatori. “Così si mette a rischio la sicurezza delle persone”, scrive il direttivo di FondAzione.
E poi naturalmente c’è la Regione, che gestisce una mole importante di competenze e perciò di potere. Il caso limite preso in esame dalla lista civica riguarda un paradosso della burocrazia nostrana, nel mondo della Sanità. Succede all’ospedale di Tarquinia, dove da ieri 1 aprile serve un tecnico di radiologia, a tempo determinato. Ci sarebbe una graduatoria locale, frutto del concorso del dicembre 2007, con una candidata che avrebbe tutti i requisiti e che in testa alla lista, infatti si aspettava di essere chiamata. Sbagliato. Sarà chiamata un’altra persona, attingendo dalla graduatoria del concorso pubblico di Civitavecchia, anch’esso risalente al 2007, ma al mese di novembre. Così infatti prevedono le direttive regionali, prontamente segnalate alle Asl, con l’ordine di attenervisi scrupolosamente. Col risultato che per un solo mese di differenza questa la candidata tarquiniese non verrà chiamata. E a quanto ci risulta non verrà chiamata anche alla prossima occasione, visto che nella graduatoria del concorso di Civitavecchia c’è un altro candidato che la sorpassa, sempre per un mese di anzianità di concorso di differenza. Col risultato che la tecnica tarquiniese sarà costretta a rimanere a casa, mentre nell’ospedale della sua città andrà a lavorare ogni giorno un pendolare di Civitavecchia, soltanto perché ha fatto il concorso un mese prima,
Ora, benché forse la questione non possa essere impugnata legalmente, FondAzione ci tiene a far sapere che non è il metodo sbagliato, quanto il concetto generale. “Bisogna pensare a salvaguardare l’occupazione del territorio, e bisogna farlo a livello politico – spiega Roberto Talotta, esponente di FondAzione con una lunga esperienza sindacale nella sanità – Così si rischia di far passare il messaggio ai nostri giovani che fare un concorso pubblico, e farlo bene, non serve, visto che poi si viene scavalcati, in casa propria da altri candidati provenienti da province vicine. Di questo passo diranno: che lo facciamo a fare, il concorso, se poi Viterbo non conta nulla?”. Magari basterebbe che qualcuno degli esponenti viterbesi in Regione, quelli di maggioranza, alzassero un po’ la voce e chiedessero l’applicazione di una regola standard, non scritta ma spesso ugualmente valida: quella del buonsenso. Per una buona causa, questo e altro. O no?
Civitavecchia batte Viterbo un mese a zero
di Andrea Arena
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