29032024Headline:

Il consiglio su Talete? Un buco nell’acqua

La seduta straordinaria non produce risultati ma solo un noioso dibattito

Il sindaco Michelini, il presidente di Talete Bonori e il direttore tecnico Giorgi

Il sindaco Michelini, il presidente di Talete Bonori e il direttore tecnico Giorgi

Un consiglio comunale che ha fatto acqua da tutte le parti. La battuta è pessima, e però viene naturale dopo cinque ore di discorsi e nessuna presa di posizione ufficiale, nessun documento, nessuna svolta, caso mai qualcuno si fosse illuso. E pensare che questa seduta straordinaria era stata chiesta – da Fratelli d’Italia – per affrontare un argomento importante e attuale come l’acqua (appunto), la gestione del servizio idrico, le sorti – né magnifiche né progressive – di Talete spa. Ma dal momento della richiesta ad oggi tanta acqua (aridaje) è passata sotto ai ponti, il piano di rilancio aziendale (il famoso Parca) è stato approvato e molti degli argomenti sono stati superati dagli eventi. Morale della favola: i due ordini del giorno presentati dal Movimento Cinque Stelle e da Viterbo2020 verranno messi a votazione la prossima volta, o martedì o giovedì.

Al presidente di Talete Stefano Bonori e ai vertici della società va riconosciuto il merito di essere venuti in aula ad ascoltare gli interventi dei vari consiglieri. Anche quelli più banali (“L’acqua è un bene di tutti, né di destra né di sinistra”, dice in premessa il sindaco Michelini). Di certo, la scontata partecipazione del Comune di Viterbo alla ricapitalizzazione è motivo di sollievo, visto che il capoluogo è il maggiore azionista della spa con una quota del 20 per cento: “Se Viterbo ricapitalizza – riassume ad un certo punto Bonori – io domani vado in banca e chiedo un finanziamento. Intanto salviamo Talete, poi semmai si affronterà il discorso se il servizio deve essere pubblico o privato”.

Già, perché alla fine si torna lì, all’eterna lotta tra il “bene” e il “male”, il pubblico e il privato a seconda del punto di vista. E dopo il referendum che nel 2011 stabilì che l’acqua deve essere pubblica, dopo la legge simile approvata l’anno scorso della Regione Lazio (ma impugnata dal Governo), dopo la nascita di comitati, movimenti e tribù, pare proprio che la questione non si sia esaurita. Anzi. Specie laddove il pubblico – come Talete – nel corso degli anni non è riuscita a soddisfare se non nel servizio, almeno nei conti. E al di là degli sforzi apprezzabilissimi di Bonori, il futuro non è roseo. Fu lo stesso Zingaretti, a novembre, a rompere il tabù, annunciando che presto avrebbe preso in mano le cose e che non avrebbe preso in seria considerazione l’arrivo di un gestore privato – pare Acea, colosso romano che si sta espandendo in tutto il Lazio – e di un Ato unico regionale.

De Dominicis (Cinque Stelle) con la bandiera pro acqua pubblica

De Dominicis (Cinque Stelle) con la bandiera pro acqua pubblica

E’ ovvio che a questo scenario il consiglio comunale (o l’amministrazione Michelini) non può e forse non vuole opporsi, nonostante le richieste – rimandate appunto – di Cinque Stelle e Viterbo2020 di approvare ordini del giorno per “impedire di cedere le quote comunali in Talete ai privati” e per “non aderire ad un eventuale futuro Ato regionale unico”. Belle parole, begli ideali, ma la realtà è che in questo caso il fallimento del pubblico è evidente, e costante nel corso degli anni, a prescindere da chi abbia gestito la società. Al netto dei pensieri nobili dei politici militanti e delle parole di circostanza di Bonori, fedele al ruolo (“Se Talete fallisce non fallisce una società, ma un progetto approvato all’unanimità nel 2003 nel principio che l’acqua debba essere pubblica”).

E’ Santucci (FondAzione) a mettere qualche cubetto di ghiaccio nel bicchiere: “I sindaci non hanno mai contribuito al bene di Talete, e questo Ato non è mai stato in grado di reggere. Si va avanti o con le continue ricapitalizzazioni o con l’aumento delle tariffe. A giugno 2016 saremo ancora a discutere di queste cose… La privatizzazione? L’Ato unico? Vorrei che i nostri consiglieri regionali venissero qui a spiegarci come stanno le cose e cosa dovremmo fare”.

Finisce così, con una sensazione netta: tempo perso, tante parole di circostanza, molta cautela e gettone di presenza comunque intascato. Il tutto in attesa che arrivi il gigante Acea a gestire l’acqua e a inglobare una Talete ancora in vita, grazie agli sforzi di Viterbo e dei Comuni che ricapitalizzeranno, ai risparmi di Bonori, e ai cittadini che continueranno diligentemente a pagare le bollette. Naturalmente.

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