29032024Headline:

Martina, un tocco di rosa all’economia

Nell'azienda di famiglia (la Policarta) si occupa di qualità, gestione e produzione

Martina Giusti eletta alla presidenza dei giovani imprenditori

Martina Giusti eletta alla presidenza dei giovani imprenditori

Tre donne al comando. Un triumfeminato rigorosamente in rosa alla guida della sezione Giovani Imprenditori di Unindustria Viterbo: Martina Giusti (presidente) coadiuvata da Alessandra Sensi e Chiara Valentini. Una scelta forte che testimonia una volontà ferma di voltare pagina e di dare un forte e nuovo impulso al settore.

Marina Giusti, si presenti.

“Ho 34 anni, lavoro da sempre nell’azienda di famiglia, la Policarta di Bassano in Teverina, dove mi interesso di produzione, qualità e controllo di gestione.  Per la precisione, per un anno mezzo ho fatto un’importante esperienza in Ford Italia: un periodo di formazione fondamentale per la mia crescita”.

Perché questo impegno in Unindustria?

“Perché ritengo giusto e utile confrontarsi con persone che hanno più o meno la mia età e che fanno il mio stesso lavoro. Non esiste un modello unico e sempre valido di azienda. Io conoscevo e conosco il mio che è funzionale alla produzione di imballaggi per alimenti, ma che ad esempio non ha particolari rapporti con le pubbliche amministrazioni. Altre realtà, invece, basano la loro attività proprio interfacciandosi con il mondo della politica.  Dai rapporti e dal confronto con esperienze diverse sono cresciuta tanto”.

Adesso c’è il salto di qualità con la presidenza dei Giovani Imprenditori.

“Un lavoro che ho cominciato già da tempo. Capire e comprendere chi si ha intorno, relazionarsi con chi vive i miei medesimi problemi sia pure in contesti differenti, allargare insomma il campo delle esperienze è fondamentale per me, come per chiunque faccia il mestiere di imprenditore. Ecco, uno dei miei principali obiettivi è proprio quello di avvicinare all’associazione nuove energie giovanili: i miei coetanei e colleghi devono comprendere che in Unindustria trovano un supporto importante. Che aiuta a migliorare”.

Lo sa che cosa in generale si pensa dei giovani industriali?

Il logo della Policarta, l'azienda di Bassano in Teverina  che produce imballaggi per prodotti alimentari

Il logo della Policarta, l’azienda di Bassano in Teverina che produce imballaggi per prodotti alimentari

“Lo so. Sono considerati solo figli di papà. Ma non è così. Chi fa il mio lavoro (che sia di seconda, terza o quarta generazione) ed è giovane ha una visione innovatrice. Rendiamoci conto che le piccole imprese, come la Policarta, sono il motore dell’Italia e noi diamo un contributo importante. Fino a qualche tempo fa, i rampolli ‘giocavano’ in Confindustria, lo consideravano un passatempo. Oggi la musica è cambiata, per fortuna. Io e i giovani come me ne siamo la dimostrazione concreta”.

La sua è un’azienda a carattere familiare. Come sono i rapporti con suo padre?

“In verità, in azienda ci lavora tutta la famiglia: mio padre Arturo, mia madre Marisa e mio fratello Stefano. Di giorno si lavora e alla sera, a casa, facciamo i consigli di amministrazione… A parte le battute, il confronto è molto equilibrato, anche se serrato e dialettico”.

E alla fine chi vince?

“Nessuno, perché vince l’azienda. Io e mio fratello siamo riusciti a far passare l’idea che vanno integrate le competenze. Noi facciamo imballaggi per prodotti alimentari, ma integrando le nostre conoscenze con realtà differenti dalla nostra, siamo entrati ad esempio con i nostri prodotti nel campo del fast food. Un passaggio importante che ci ha fatto capire che per crescere bisogna cambiare. Mio padre, probabilmente, non ci avrebbe mai pensato e non lo avrebbe mai fatto”.

Che cosa pensa delle start up, termine usatissimo e spesso anche abusato?

“E’ un’iniziativa straordinaria perché mette al centro un problema concreto: il lavoro non c’è e bisogna inventarselo. E allora se si hanno idee, si mettono a disposizione strumenti per sostenerle. Principio sacrosanto, però…”.

Però?

“Mi permetto di fare due osservazioni che, peraltro, derivano da un dato statistico: il 90% delle start up dopo 3 anni muore. E allora, va bene sostenere l’avvio anche con incentivi economici, oltre che normativi. Ma se si verifica questa moria, vuol dire che i business plan sono bellissimi in teoria, ma scarsamente aderenti alla realtà. Quindi benissimo gli aiuti iniziali, ma poi i progetti e le idee vanno supportati anche nel tempo. Va insomma affrontata e risolta la crisi del quarto anno”.

E la seconda osservazione?

“Mi sembra inopportuna l’incentivazione generalizzata e indiscriminata. Sarebbe più opportuno, anche perché le risorse non sono infinite, una selezione che scremi le aziende che con ragionevole certezza abbiano la possibilità di stare sul mercato per un tempo superiore ai tre anni. E poi, perché finanziare le start up che fanno tecnologia e non quelle che fanno produzione? Diecimila euro nel primo caso sono sufficienti, nel secondo non bastano neppure a comprare un qualsiasi macchinario”.

Che pensa del Jobs act?

“Devo dire la verità?”

Certo…

“Sono convinta che la flessibilità e la detassazione dei salari siano strumenti importanti e utili, ma credo pure che il vero problema non è assumere, quanto creare le condizioni per farlo. E questo deriva dalla crescita dell’azienda, non dal Jobs act. In concreto, se nella nostra impresa ci fosse stato bisogno di assumere, lo avremmo fatto anche 6 mesi fa e non solo oggi che è in vigore la nuova normativa. Ho aperto nuove linee produttive? Ho trovato nuovi mercati?Insomma sto crescendo? E allora investo anche in risorse umane. Con o senza Jobs act”.

Alessandra Sensi si occupa di termalismo e fa parte del direttivo dei Giovani imprenditori

Alessandra Sensi si occupa di termalismo e fa parte del direttivo dei Giovani imprenditori

Dal suo osservatorio privilegiato che cosa vede nel futuro immediato della Tuscia?

“Noto un certo fermento. C’è un gran voglia di provare a far qualcosa per uscire dal guado. L’imprenditore, stremato da un lungo periodo di crisi, si sta inventando di tutto per andare avanti e progredire. Lo Stato ha solo il compito di aiutare e magari facilitare la nostra azione. Noi abbiamo sempre fatto e continueremo a fare la nostra parte”.

Tre donne al timone dei Giovani imprenditori viterbesi: che significa?

“Che tre giovani imprenditrici come me, Alessandra Sensi (termalismo) e Chiara Valentini (settore costruzioni), attivamente impegnate nelle aziende di famiglia, si mettono in gioco e al servizio dell’associazione e di altri giovani imprenditori. Perché, ripeto, dal confronto di esperienze diverse e dall’analisi si cresce tutti insieme”.

In bocca al lupo, Martina Giusti.

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