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Capitale italiana della cultura: Viterbo esclusa

Entro il 15 settembre le 10 città finaliste dovranno presentare i dossier definitivi

L'assessore alla cultura Delli Iaconi e il sindaco Michelini

L’assessore alla cultura Delli Iaconi e il sindaco Michelini

Aquileia, Como, Ercolano, Mantova, Parma, Pisa, Pistoia, Spoleto, Taranto e Terni. E Viterbo? No, non c’è. La città dei Papi non fa parte delle dieci finaliste che concorrono al titolo di capitale italiana della cultura 20167 – 2017. La decisione è stata presa dalla commissione che aveva l’incarico di esaminare le candidature presentate da 24 città. La lista è stata consegnata al ministro Dario Franceschini (che sabato prossimo sarà proprio a Viterbo). Due comuni che non fanno nemmeno provincia: Aquileia (Udine, poco più di 3300 abitanti) e Ercolano (Napoli, oltre 50mila residenti), Otto capoluoghi di provincia: due in Toscana (Pisa e Pistoia), due in Umbria (Terni e Spoleto), due in Lombardia (Mantova e Como), uno in Puglia (Taranto) e in Emilia Romagna (Parma).

Le dieci finaliste (scelte all’unanimità dalla giuria) dovranno presentare entro il 15 settembre i dossier di candidatura definitivi per la scelta della capitale italiana del 2016, entro il 30 ottobre, e della capitale italiana del 2017, entro il 15 dicembre.

Alle due città vincitrici verrà assegnato un contributo di un milione di euro e l’esclusione delle risorse investite nella realizzazione del progetto dal vincolo del patto di stabilità. Il titolo, ricordano dal Mibact, è stato istituito dalla legge Art Bonus sulla scia della vasta e consapevole partecipazione di diverse realtà italiane al processo di selezione per individuare la Capitale europea della cultura 2019, una competizione che ha visto la mobilitazione di notevoli energie nella produzione di forti progettualità per lo sviluppo del territorio incentrato sul patrimonio culturale.

Una brutta delusione per Viterbo, bocciata quando c’era la segreta (nemmno tanto) convinzione di aver presentato un dossier valido, capace di superare anche questa secondo scrematura e di poter partecipare alla selezione conclusiva. Quali motivi abbiano indotto la commissione a fare questo tipo di scelta non è dato sapere, anche se l’unanimità raggiunta lascia intendere che alla resa dei conti i membri abbiano fatto una valutazione collettiva che ha privilegiato altre location.

La giuria, riferisce il presidente Cammelli, ha esaminato i dossier di candidatura delle 24 città che hanno presentato domanda, valutandone i caratteri innovativi, la qualità, la fattibilità e la sostenibilità a lungo termine. ”La commissione ha esaminato con attenzione le proposte ricevute – sottolinea Cammelli – e ho il piacere di sottolineare che i lavori si sono svolti in massima armonia e si sono conclusi con la piena unanimità. Esprimo sincero apprezzamento per lo sforzo progettuale delle iniziative e il coinvolgimento delle diverse realtà locali mostrati da larga parte delle proposte, anche da quelle che non hanno raggiunto l’ammissione alla seconda fase”.

Soddisfatto il ministro Franceschini: ”Ringrazio la commissione per il prezioso lavoro svolto nel pieno rispetto dei tempi e in assoluta autonomia. Adesso la competizione diventerà sicuramente ancora più avvincente”.

Per carità, nessuno mette in dubbio la validità dei progetti presentati. Ma un piccolo tarlo si fa strada ugualmente: possibile che Viterbo non avesse titoli e progetti sufficienti per poter essere inserita nel novero delle dieci finaliste? Chissà…

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