29032024Headline:

Economia, la Tuscia continua ad arrancare

Disoccupazione (soprattutto giovanile) alta; bene l'export. La ricetta? Il turismo

L'illustrazione del 15° Rapporto sull'economia della Tuscia in Camera di commercio

L’illustrazione del 15° Rapporto sull’economia della Tuscia in Camera di commercio

Il panorama non è dei migliori. Tanto che Francesco Monzillo, segretario della Camera di commercio, vorrebbe leggere “dati falsi”. Non è così, purtroppo. La situazione della Tuscia, fotografata dal 15° Rapporto sull’economia, segnala uno stato di sofferenza diffusa. La crisi, insomma, non è ancora finita e i suoi deleteri effetti continuano a riverberarsi sul’intero sistema produttivo, fatto nella maggior parte dei casi da aziende piccole e piccolissime, dunque maggiormente soggette ai marosi di un mare (internazionale) ancora in tempesta. Anche se i segnali di bonaccia, sia pure in maniera disomogenea, qua e là affiorano (Usa, Gran Bretagna e anche Spagna hanno ripreso a marciare bene). L’Italia arranca: ha chiuso il 2014 con una diminuzione del pil dello 0,4%. Si spera di tornare al segno positivo nel 2015 (ma sempre di decimali si tratterà…).

Di fronte a dati spesso negativi, come poteva comportarsi la Tuscia? Male, è scontato. Perché il tessuto imprenditoriale è fatto in larghissima misura di micro aziende, addirittura il 72,1% delle imprese è composto da ditte individuali (di fronte ad una media regionale del 55,7% e ad una nazionale del 61,4%). Il “capo della casa delle imprese” Domenico Merlani, commentando i dati illustrati da Monzillo, indica senza mezzi termini i 3 mali maggiori che affliggono la Tuscia: “Primo: per affrontare una concorrenza agguerrita, bisogna mettersi in testa che le forze vanno unite. So bene che non è un percorso facile, ma è una strada obbligata. Secondo: le imprese che meglio hanno saputo affrontare la crisi, sono quelle che hanno puntato sull’innovazione guardando soprattutto ai mercati esteri: anche questa è una strada obbligata. Terzo: la digitalizzazione. E qui le strutture pubbliche devono dare una mano facilitando l’installazione di reti veloci. Con un clic chiunque potrebbe trovare la sua fortuna, facendosi conoscere dal mondo intero e con poca spesa”. Inutile aggiunge che anche questa è una strada da percorrere assolutamente e presto.

Scendendo nei dettagli, si scopre che il valore aggiunto (cioè la capacità del sistema locale di produrre ricchezza) è cresciuto dello 0,5% (meglio di quello nazionale +0,2%, molto meglio di quello regionale -0,2%). Tre i settori che hanno tirato: agroalimentare, ceramico e tessile. Non a caso i comparti che, con maggiore solerzia e attenzione, si sono rivolti ai mercati stranieri: soprattutto Germania, Usa, Russia. Nel triennio 2011-2013, comunque, Viterbo segna un -3,4% complessivo nel valore aggiunto con un ridimensionamento consistente nelle costruzioni (-19,3%), e più contenuto nel manifatturiero (-1,2), nel terziario (-2,3) e nell’agricoltura (-5,5). Complessivamente, a dicembre 2014, sono 37.564 le imprese registrate, delle quali 33.274 attive (88,6%). Il settore più rappresentato è quello dell’agricoltura (oltre 11mila aziende), seguito da commercio (7.616), costruzioni (4.805) e manifatturiero (oltre 2mila). Nel complesso, alla fine dell’anno scorso, tutti i settori economici registrano un numero di cessazioni superiore a quello delle iscrizioni; crescono solo le imprese di gestione delle acque e dei rifiuti (6,4%), l’energia elettrica e il gas (9,1), le attività finanziarie e assicurative (0,2), quelle di informazione e comunicazione (3,4), noleggio e agenzie di viaggio (5,0). Le imprese in rosa rappresentano il 26,8% del totale (una su quattro), quelle guidate da giovani il 10,7%, quelle gestite da stranieri il 6,6%. In aumento le società di capitali che nel 2009 rappresentano l’8,8%, mentre nel 2014 erano l’11,3%.

Piuttosto preoccupanti i dati relativi all’occupazione. Dal 2011 al 2013, il numero degli occupati è diminuito di circa 2mila unità: da 114.200 a 112.600: nel 2014 si registra una positiva controtendenza con un incremento, rispetto all’anno precedente, di circa 8mila posti di lavoro (+7,3%). Ancora brutte notizie sul fronte dell’occupazione giovanile (uno su due non lavora) e su quello della disparità di genere: nella Tuscia l’occupazione maschile (65,5%) supera di quasi 17 punti percentuali quella femminile (48,7%). Differenze più contenute, ma sempre elevate, si registrano per il tasso di disoccupazione pari al 13,9% per la componente maschile e al 17,9% per quella femminile. Bene l’export: “Nel corso dell’ultimo quinquennio – sottolinea Monzillo – le esportazioni nella provincia di Viterbo hanno registrato un andamento complessivo positivo, se si eccettua il 2011 (-6,5%). Anche nel 2014 è proseguito il trend positivo per l’export che fa segnare un ottimo +14,4%”.

L'intervento del consigliere regionale Enrico Panunzi

L’intervento del consigliere regionale Enrico Panunzi

Si conferma la tendenza dei viterbesi al risparmio: i depositi bancari registrano negli ultimi anni una costante crescita. Il principale soggetto ‘finanziatore’ del sistema bancario è rappresentato dalle famiglie che detengono l’87,2% delle risorse degli istituti di credito, seguite dalle imprese (11,5%). Nel 2014, però, sono aumentate del 7,6% rispetto all’anno precedente le sofferenze bancarie: un dato inferiore rispetto a quello nazionale (+13,5%), ma superiore rispetto a quello regionale (+3,8). Diminuiscono i prestiti erogati: tra il 2011 e il 2014 l’ammontare dei finanziamenti si è ridotto di oltre 200 milioni, scendendo da 5,2 a circa 5 miliardi. Le imprese assorbono il 49,8% delle risorse erogate, alle famiglie va il 44,8%.

Significativo l’intervento del consigliere regionale Enrico Panunzi (Pd): “Accolgo con soddisfazione la notizia che finalmente si mette mano ad un altro pezzo del collegamento di Viterbo con il mare. Ricordo che le procedure erano cominciate nel 2011: ci abbiamo messo 4 anni per poter dare inizio ai lavori… Per me questo è un reato”. Il neo prefetto Rita Piermatti, all’esordio in una manifestazione ufficiale si compiace per i dati relativi all’imprenditoria femminile viterbese e aggiunge: “Considerato che oggi gli unici fondi disponibili arrivano dall’Europa, va creata una classe di esperti che sappiano come muoversi nella burocrazia europea”. Un altro consiglio da tener presente.

E allora come si esce da questa impasse? Merlani una ricetta ce l’ha e la indica: “Il settore manifatturiero, fatta eccezione per il distretto ceramico, da noi non è mai decollato. Le nostre ricchezze sono i prodotti tipici, l’agricoltura di qualità, le bellezze storiche ed architettoniche: su questo dobbiamo puntare con decisione convinzione: il nostro futuro è il turismo”.

Policy per la pubblicazione dei commenti

Per pubblicare il commenti bisogna registrarsi al portale. La registrazione può avvenire attraverso i tuoi account social, senza dover quindi inserire ogni volta login e password o attraverso il sistema di commenti Disqus.
Se incontrate problemi nella registrazione scriveteci webmaster@viterbopost.it

Pubblica un commento

Per commentare gli articoli, effettua il login attraverso uno dei tuoi profili social
Portale realizzato da