Sabato prossimo si va tutti a Roma. Così, per fare una cosa nuova. Si parte alla volta della Capitale per… protestare. Cioè, per manifestare. Insomma, siamo alle solite.
Dopo (ben) sei anni di attesa e due rinnovi persi, questo giro si chiede al Governo “un contratto vero per gli oltre tre milioni di lavoratori pubblici”. E, già che uno sta lì, perché non far sentir loro anche il disagio degli appena “700mila addetti di terzo settore e del privato sociale?”.
In prima linea, logicamente, i sindacati. Dei quali, per evitare di scrivere una Bibbia, accorperemo le voci in codesto unico articolo.
Vai col liscio. “Chiediamo retribuzione, innovazione, professionalità, qualità e produttività per i cittadini – attacca Lamberto Mecorio, Uil Fpl – saremo in piazza (della Repubblica, ndr) insieme alle federazioni di Cgil, Cisl, Uil, Confsal e Gilda con lo slogan ‘Pubblico6Tu, ContrattoSubito’. Assieme a noi, oltre venti sigle in rappresentanza di scuola, sanità, funzioni centrali, servizi pubblici locali, sicurezza e soccorso, università, ricerca, afam e privato sociale”.
La combriccola insomma è nella nutrita. Parere numero due, segue Vittorio Ricci: “Manderemo un messaggio forte a questo Governo – spiega il frontman Fials – se davvero vuol cambiare il paese non può lasciare i settori e i servizi pubblici a un destino di abbandono. Solo attraverso il contratto, e non con le imposizioni legislative, si produce il vero cambiamento. Vogliamo risposte sulle risorse per i contratti, e vogliamo liberare dai vincoli la contrattazione decentrata, la sola via per migliorare l’organizzazione del lavoro e la qualità dei servizi pubblici, nell’interesse generale”.
Le due opinioni vengono sotto scritte da tutte le sigle sopracitate. Segno che stavolta la protesta e non solo importante (in fin dei conti ogni protesta lo è), ma anche condivisa e compatta.
Si chiedono risposte immediate, altrimenti si andrà avanti. Staremo a vedere come finisce. E guai a chi rimarrà imbottigliato in mezzo a quel groviglio.