Oggi c’è il derby. Viterbese contro Flaminia, e anche se di Coppa Italia stiamo parlando – quella cosa che per molti vale come la Coppa del nonno, e quest’anno in serie D anche meno, perché garantirà sì qualche posto al playoff, ma i playoff non serviranno a niente – è sempre una partita particolare. Viterbo la colta contro Civita la ricca? Viterbo la snob contro la Castellana che lavora? O ancora, Viterbo nera contro la Stalingrado della Tuscia? Acquacotta contro frittello’? Le definizioni si sprecano, i luoghi comuni friggono. Per tagliare alla testa al toro, Viterbopost è in grado di riportare nella sua interezza, e senza alcuna censura, una conversazione tra un tifoso della Viterbese (che chiameremo ”Tifoso Viterbicolo”, Tv abbreviato) e uno della Flaminia (a cui è stato imposto il soprannome di ”Tifoso Civi-tonico”, Tc). Un dialogo di altissimo livello, se alcolico o meno starà al lettore giudicare.
Tifoso viterbicolo: A cuggi’, sei pronto per il derby? Non t’è bastata la sardella in campionato?
Tifoso civitonico: Lascia perde. A parte che su quella partita ci sarebbe un sacco da ridire. Ma poi noi, dopo di quella, abbiamo fatto quattro vittorie di fila, compresa quella in Coppa col Rieti. Voi a Rieti a momenti ce perdevate pure…
Tv: Ah, adesso mi vuoi far credere che la Flaminia è più forte della mia Viterbese? Che Ciappici è meglio di Camilli? Che il Puccio è più bello di Rosina mia santa? Ma lascia perde, che non c’è storia non c’è.
Tc: Alt. Te fermo subito manco fossi all’incrocio de Sassacci. Intanto, non me va bene che me chiami cugino. Io so falisco, so, mica tusciarolo. Quando io lavoravo la terra e facevo capolavori con la ceramica tu ancora stavi a combatte con le pecore. E la storia tua infatti è una storia d’appecoronamenti, se mi passi il francesismo: ai romani antichi e moderni, ai papi e alli francesi. Noi sempre liberi siamo stati, più o meno.
Tv: Sì, ma Civita Castellana chi la conosce nel mondo? In the world? Anzi, chi la conosce in Italia? Noi siamo la città dei papi, c’avemo Santa Rosa e il riconoscimento Unesco. Famo il bagno alle terme, noi, mica giù per il Treja. E mo’ col gemellaggio arriviamo pure in Cina.
Tc: Tutte fregnacce, tutte cose inutili. Noi sì che invece siamo conociuti. Grazie alle ceramiche nostre, fatte a regola d’arte, con l’amore e la passione della meglio gioventù civitonica.
Tv: Sì, ma sempre i cessi fabbricate.
Tc: E allora? Al gabinetto tutti gli uomini sono uguali, non c’era bisogno della Rivoluzione francese per dirlo, e manco della livella di Totò. I wc nostri hanno servito principi e sultani, ma pure poveracci. E questo è un vanto. Oltre ad averci portato un sacco di soldi.
Tv. Vabbe’, tornamo alla partita di oggi. Tu ce vieni? O stai già pensà a come te mascheri per il Carnevale?
Tc. No, ce vengo, ce vengo. Mi metto in curva sud e mi godo lo spettacolo del presidente Ciappici che va su e giù per la panchina manco fosse Oronzo Canà. Ma tanto già lo so come finisce.
Tv. Come? Non è che stai a mette le mani avanti?
Tc. No, oggi vince la Viterbese. Perché c’ha più soldi e c’ha la squadra più forte. Noi semo poveretti, ma dignitosi. E ce basta la salvezza, comoda, con la pippa in bocca.
Tv. Meglio così. Allora potete pure ridarci indietro Mati nostro, il Vegnaduzzo.
Tc. Ripijatevelo pure. E se il bomber alla fine ve fara vince il campionato e tornare tra i professionisti, be’, ricordatevi dei cugini falisci.
Tv. Ce lo riprendiamo, ce lo riprendiamo. E se vinciamo il campionato e voi vi salvate facciamo la festa insieme, ma a metà strada però. Va bene tipo a Vignanello?
Tc. Perfetto: vino, porchetta e si balla fino alla mattina. Ma il conto non si paga né alla viterbese né alla civitonica. Famo alla romana, che è meglio.