29032024Headline:

“Hanno rubato in chiesa”

"Spariti" paramenti sacri:: c'è anche una pianeta del potentissimo cardinal Brancaccio

I paramenti sacri custoditi nel duomo di Tuscania

I paramenti sacri custoditi nel duomo di Tuscania

“Hanno rubato in chiesa”. Già, proprio così: a Tuscania se ne parla da qualche giorno, anche se nei conciliaboli tra conoscenti e amici, si tende a tenere nascosto l’accaduto. Restano i fatti e questi sono incontrovertibili: dal Duomo della cittadina sono “scomparsi” un bel po’ di parametri sacri, che gli esperti della soprintendenza avevano catalogato come manufatti del XVIII secolo (ma, in un caso, potrebbe trattarsi di una pianeta del XVII secolo appartenuta al cardinale Francesco Maria Brancaccio, un personaggio piuttosto controverso vissuto tra il 1592 e il 1675. L’altro fatto è che è stata presentata regolare denuncia ai carabinieri e che della vicenda è stato informato anche il Ntpc. L’episodio è accaduto in una data collocabile tra il 9 e il 23 gennaio scorso, non sono state rilevate tracce di scasso e dalla sagrestia della chiesa di san Giacomo non risulta mancare altro, nonostante la presenza di altri oggetti di valore.

A Tuscania, dunque, se ne parla sottovoce e chi è a conoscenza dell’accaduto preferisce stare alla larga da una vicenda che per certi verso assume i contorni di un giallo. Intanto, il parroco del Duomo si è insediato da poco e p

Il potentissimo cardinale Francesco Maria Brancaccio

Il potentissimo cardinale Francesco Maria Brancaccio

oi, in un passato anche abbastanza recente, si sono verificati moltissimi eventi spiacevoli legati alla gestione delle ormai ex parrocchie. Epperò, ultimamente in una cerimonia pubblica, c’è stato un accenno alla misteriosa “sparizione”, ma la cosa è sembrata cadere nel vuoto. O quanto meno nessuno ha raccolto l’allarme.

Il pezzo più significativo, tra quelli mancanti, è proprio la pianeta appartenuta al cardinal Brancaccio, non solo perché si tratta del più antico in assoluto, ma anche perché si tratta di un vero e proprio reperto, indossato qualche secolo fa da un prelato che ai suoi tempi fece molto parlare di sè. Appartenente ad una nobile famiglia napoletana, nacque a Canneto nei pressi di Bari, dove il padre, il barone Muzio II Brancaccio, era governatore. Studiò a Napoli presso i gesuiti e si addottorò in diritto civile e canonico, ma dopo alcuni anni di pratica legale, abbracciò la carriera ecclesiastica. Fu ordinato sacerdote nel 1619 e vescovo di Capaccio (Salerno) nel 1627. In questa veste, per una serie di questioni su conflitti di giuisdizione, fu scomunicato dall’abate Angelo della SS. Trinità in Cava dei Tirreni, ma fu costretto da una sentenza della Congregazione dei vescovi e regolari a una solenne sottomissione. Insomma, Brancaccio aveva ottime entrature nella curia romana… E proprio a Roma dovette riparare per sfuggire alla furia degli Spagnoli, che si erano incavolati di brutto perché il governatore spagnolo di Sala, che aveva imprigionato un prete, fu ucciso da gente del vicario del Brancaccio. Lo volevano arrestare addirittura, ma lui fuggì a Roma dove durante il concistoro del 28 novembre 1633, papa Urbano VIII lo nominò cardinale. Una carriera fulminea, insomma. Che proseguì il 13 settembre 1638 con la nomina a vescovo di Viterbo e Toscanella: il 25 settembre fece il solenne ingresso in Viterbo. “Nel corso del suo più che trentennale episcopato – sottolineano i biografi – tenne almeno sette sinodi diocesani, completò la costruzione del seminario, restaurò e ampliò il palazzo vescovile e si prodigò nell’assistenza ai poveri”. Nel 1642 gli fu dedicata persino la raccolta di musiche didattiche Solfeggiamenti et ricercari a due voci, composta da Lodovico Grignani.
Le mitrie "sparite"

Le mitrie “sparite”

Già nel 1655, dopo la morte di Innocenzo X, fu considerato papabile, ma solo nel 1667 la sua candidatura ebbe un peso effettivo; contro di essa tuttavia gravava la minaccia di un veto spagnolo, facilmente prevedibile in conseguenza dell’affare di Capaccio e per la circostanza, divenuta di dominio pubblico, che egli riceveva segretamente una pensione francese. Particolare favore sembrò godere la sua candidatura nel corso del lungo conclave del 1669-1670. Malgrado l’appoggio dei Barberini, della regina Cristina di Svezia, del cardinale Azzolini e del suo squadrone volante, essa fallì per il veto opposto di sua iniziativa dall’ambasciatore spagnolo Astorga. A nulla valsero le garanzie incondizionate che egli offrì alla Spagna: una smentita della corte di Madrid, che in precedenza aveva dato istruzioni poco precise al suo ambasciatore, arrivò troppo tardi a Roma, quando già era stata concordata l’elezione del papa Altieri, Clemente X, con il decisivo appoggio dello stesso Brancaccio.

E qualcuno ha avuto l’ardire di trafugare una pianeta appartenuta a cotanto personaggio… Le scomuniche arrivano anche dall’aldilà.

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