23042024Headline:

Capogruppo, le contraddizioni del Pd

Il candidato naturale e più autorevole sarebbe Fabbrini, ma è fioroniano, quindi niet

Aldo Fabbrini (a destra) con il segretario provinciale del Pd Andrea Egidi

Aldo Fabbrini (a destra) con il segretario provinciale del Pd Andrea Egidi

Oggi si torna in Consiglio comunale. Secondo consuetudine si discuteranno le interrogazioni che, in questo periodo, si sono accumulate numerose. Dunque, non sembra un ordine del giorno che possa creare qualche difficoltà alla maggioranza, ma il vero tema sul quale occorre interrogarsi riguarda la nomina del nuovo capogruppo del Partito Democratico, principale forza della coalizione e anche la struttura dove maggiori sono i fermenti (eufemismo…) contro il sindaco Michelini.

Beh, la situazione che si prospetta appare davvero kafkiana. Breve riassunto delle puntate precedenti: il capogruppo Serra si è dimesso, idem il vice Fabbrini. Morto un papa se ne fa un altro, si direbbe. e la questione andrebbe in archivio velocemente. In realtà, le cose sono assai più complicate e foriere di ulteriori tensioni fra i dem. Il gruppo consta di 12 consiglieri: i 7 dissidenti (serriani, renziani, panunziani, sposettiani, mazzoliani, egidiani…) e i 5 di rigoroso rito fioroniano. Quindi, toccherebbe ai 7 di cui sopra esprimere il nuovo portavoce. E qui sorge il primo problema: come può rappresentare l’intero gruppo una persona (il candidato sembra Mario Quintarelli) che, nell’ultimo consiglio comunale, ha detto a chiare lettere che si sente le mani libere, che voterà volta per volta e secondo coscienza. Chiunque sia il designato dovrebbe parlare a nome del gruppo e votare a titolo personale. Roba che Kafka ci costruirebbe su un capolavoro. Ma problemi simili sorgerebbero anche se fosse eletto un esponente dei 5: parlerebbe a nome della minoranza del gruppo, col rischio di essere smentito nel voto dalla maggior parte dei suoi stessi consiglieri. Pirandello, dacci una mano tu.

Il consigliere Mario Quintarelli

Il consigliere Mario Quintarelli

Non solo, ma potrebbe anche accadere un’altra situazione di stampo kafkiano o pirandelliano. I sette si appellano all’ormai famoso articolo 47 comma 4 (cioè restano in aula, ma non esprimono il voto), cosicché (ammesso che siano sempre tutti presenti nella maggioranza e nell’opposizione, perché il “cagotto” evocato da Santucci è sempre in agguato…) si arriverebbe a quanto si è già visto qualche settimana fa: 13 contro 13 e amministrazione paralizzata. Detto tutto questo, va aggiunto per completezza che tutti, ma proprio tutti i consiglieri democrat, sanno e sono convinti che il miglior candidato possibile per quell’incarico (per esperienza, competenza e anche capacità di mediazione) sia Aldo Fabbrini che però si porta dietro la “tara” di essere un fioroniano della prima ora. Quindi un “nemico”, quindi niet. Come quel famoso tipo un po’ cornuto che per fare dispetto alla moglie, si tagliò gli attributi.

Ma vale la pena sottolineare anche un altro aspetto. Ve lo ricordate Arduino Troili? Sì, il bagnaiolo doc che al notaio ci sarebbe andato pure da solo, che bruciò (non simbolicamente) la sua poltrona nel “focarone” e che ha anche dichiarato che in Consiglio comunale non ci sarebbe mai più tornato. Perfetto, allora dovrebbe disertare anche le riunioni del gruppo. O le assenze (e le presenze) sono in funzione di qualche altra cosa? Ionesco, maestro del teatro dell’assurdo, ci avrebbe tratto spunto per una strepitosa commedia. Anzi, tragedia. Perché in Italia (e quindi anche a Viterbo) le cose sono sempre drammatiche, ma non sono mai serie.

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