24042024Headline:

“Sbagliato l’uso eccessivo del voucher”

La Uil punta l'indice contro uno strumento che favorisce il precariato

Giancarlo Turchetti, segretario generale della Uil di Viterbo

Giancarlo Turchetti, segretario generale della Uil di Viterbo

“Cresce il lavoro accessorio attraverso l’utilizzo dei buoni-lavoro. Dai 535mila voucher venduti nel 2008 siamo passati ai 115 milioni del 2015. Inoltre, durante lo scorso anno, i lavoratori pagati con almeno un voucher sono stati 1.695.374. Uno strumento ormai fuori controllo. Una crescita strettamente legata alle modifiche normative che hanno dilatato, anno dopo anno, il campo di applicazione di questo istituto”. A dichiararlo, sulla base di uno studio del Servizio politiche attive e passive del lavoro della Uil, è Giancarlo Turchetti, segretario generale dell’Unione italiana del lavoro di Viterbo. “Vogliamo contribuire a una riflessione in vista delle possibili modifiche al Jobs Act – prosegue Turchetti – con un’attenta analisi da sottoporre alla politica, al Governo e alle imprese, al fine di ragionare come regolare meglio uno strumento che, se portato fuori controllo come sembra stia avvenendo, rischia di alterare ogni equilibrio tra necessaria flessibilità per le imprese e tutele essenziali e minime per chi lavora”.

Nel dettaglio, la diffusione dei voucher dal 2008 al 2015 è stata costante: 2,7 milioni nel 2009; 9,7 nel 2010; 15,3  nel 2011; 23,8 nel 2012; 40,8 nel 2013; 69,2 nel 2014 e oltre 115 nel 2015. “La nostra elaborazione – sottolinea il segretario generale della Uil Viterbo – porta a stimare che, nel corso del 2015, i lavoratori pagati con almeno un voucher, sono stati 1.695.374. Dato che, naturalmente, comprende tutte le variegate situazioni, ma che colpisce se si pensa che su un numero complessivo di occupati di oltre 22 milioni di lavoratori, circa 8 su 100 sono stati retribuiti con almeno 1 voucher. Quota che aumenta se rapportata agli oltre 17 milioni di occupati dipendenti (10 su 100), crescendo infine esponenzialmente sulla platea di oltre 2,2 milioni di lavoratori temporanei o/e stagionali subordinati (77 su 100)”.

Se si analizza la distribuzione dei lavoratori interessati per classi di età, si può notare come si sia passati da un maggior utilizzo del voucher per gli over 50 (nel 2009 1 voucherista su 2 aveva almeno 50 anni) ad una prevalenza nella fascia di età under 49 anni, che nel 2014, assorbe l’80% di voucheristi. Il dato sui giovani (oltre il 40% dei voucheristi, nel 2014, ha fino a 29 anni) dovrebbe invece far riflettere alla luce del mancato successo del programma Garanzia Giovani e del contratto di Apprendistato, quest’ultimo in continua decrescita. Ma quanto è stato il compenso netto medio annuo percepito dal singolo prestatore di lavoro con voucher nel corso del 2015? “Proviamo a stimarlo – spiega il segretario confederale Uil, Guglielmo Loy – partendo dai 115 milioni di voucher venduti nell’anno 2015 (dato fornito dall’Inps) e togliendo il 7,4% (stessa percentuale di riduzione tra voucher venduti e riscossi nel corso del 2014). Otteniamo così una stima di 106.500.000 voucher riscossi, pari ad un monte retributivo complessivo di € 798.750.000 (importo netto annuo), che equivale a 471 euro netti percepiti dal singolo prestatore di lavoro (stesso importo percepito nel corso del 2014)”.

Guglielmo Loy, segretario confederale della Uil

Guglielmo Loy, segretario confederale della Uil

È il settore terziario (Commercio, Turismo e Servizi)  a rappresentare, con quasi il 50% dei buoni lavoro, il settore di attività nel quale si utilizzano maggiormente i buoni lavoro. Mentre i settori che dovevano essere “protagonisti” (quasi assoluti), come il  giardinaggio, il lavoro domestico e le attività sportive, coprono meno del 15% dei buoni venduti e la stessa agricoltura l’1,3% (in questo caso grazie ai paletti normativi richiesti ed ottenuti dalle parti sociali). Nel 2015, le Regioni più “voucherizzate” sono Lombardia (21 milioni voucher venduti), Veneto (15,2), Emilia Romagna (14,3), Piemonte (9,4) e Puglia (5,4). “Abbiamo inoltre condotto – dichiara Loy – una stima sui voucher venduti a livello provinciale nel 2015. In pole position c’è Milano con 7,3 milioni di buoni-lavoro venduti, seguita da Torino con 4,5 milioni di voucher e Roma con 3,8 milioni. Continuando la classifica provinciale dei territori più voucherizzati, troviamo Verona (circa 3,3 milioni di voucher), Brescia (3,2 mln), Bolzano (3,2 mln), Bologna (3 mln), Treviso (2,8 mln), Padova (circa 2,7 mln), Modena e Venezia (oltre 2,6 mln).

“Tra le  province che maggiormente utilizzano il voucher – fa notare Giancarlo Turchetti – vi sono quelle dove vi è una  spiccata ‘stagionalità’ del lavoro. E’ un caso? Si sta forse realizzando un ‘insano’ connubio tra voucher e lavoro stagionale? Dall’altra, molte delle province che meno utilizzano i voucher, sono quelle dove è più alta la disoccupazione e il lavoro nero. Anche questo un caso?”. “Quale che siano le risposte – conclude Guglielmo Loy – la soluzione trovata con il Jobs Act di innalzare il tetto a 7mila euro non farà altro che cannibalizzare sempre di più potenziali rapporti di lavoro subordinato attraverso l’utilizzo di questo poco tutelante istituto che nel tempo produrrà, inevitabilmente, pensioni minime,  instabilità lavorativa, bassa professionalità, un ‘buco fiscale’ nelle casse dello Stato e un indebolimento del sistema di sostegno al reddito. I voucher sono infatti esentati dal contributo per indennità disoccupazione e non danno diritto ad essa”.

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