19042024Headline:

Ehi, tu: hai lasciato immondizia nel Sasseto

A Torre Alfina il bosco si affolla sempre più. E senza controlli la situazione è pericolosa

Il bosco del Sasseto

Il bosco del Sasseto

Bosco del Sasseto: dove eravamo rimasti? Per quanti non fossero al corrente della cosa, ecco un breve riassunto delle puntate precedenti. Poi, giuriamo, seguiranno nuove informazioni e qualche piccola considerazione (amara) di chiusura.
Bene. Il Sasseto, o bosco magico, incantato, vivo, e chi più ne ha più ne metta, è una lingua di terra che divide Torre Alfina da Toscana e Umbria. Cinquanta ettari appena, tanto scoscesi quanto affascinanti, rimasti intatti. E per “intatti” si intende che dal big bang ad oggi nessuno ha modificato qualcosa. Si sono dati il cambio, col passare delle ere, alberi e animali. In un gioco sottile di sopravvivenza, auto-sostentamento, cado io e rimani tu. Ma la traccia degli uomini, là dentro, è ridotta all’osso. Qualche sentiero calpestato. La tomba del nobile di turno. E null’altro. Un miracolo.
Parallelamente a tutto ciò, però, fuori le cose sono andate avanti diversamente. Il bosco è passato per le mani di imprenditori più o meno (più meno che più) illuminati. Ed attualmente, per tornare al presente, è divenuto terra di tutti e di nessuno. Sta in asta. Col Comune di Acquapendente che vanta una prelazione sulla vendita, ma non ha ancora monetizzato il totale. È quindi abbandonato, inerme, al buon cuore di chi vi passa. E di gente, nei saliscendi rocciosi, se ne incontra sempre di più.
Veniamo perciò al dunque. La moda, mania, tendenza, del turismo sostenibile, è una realtà in forte espansione. I cosiddetti camminanti, del quotidiano o del weekend poco importa, crescono a vista d’occhio. Ed il bosco aquesiano, in particolar modo nei festivi, è una sorta di Ipercoop durante i saldi.
Succede così che, magari, chi lo affronta accompagnato da una guida, riesce a percepire le modalità giuste per entrarvi. “Non toccate quello, occhio a quell’altro, che sta lì dal Paleolitico”. In mezzo a tanti, però, ci sta anche chi non è in grado, o non vuole esserlo, di comprendere come ci si comporta.

Un particolare del Sasseto

Un particolare del Sasseto

Pochi giorni fa, per dire, noi di Viterbopost siamo tornati in perlustrazione sul luogo verde, notando con rammarico diversi arbusti rovinati, graffiati. Nonché del muschio asportato, manco fosse un souvenir. Cosette, a vederla superficialmente. In realtà si sta parlando di danni pressoché irreparabili. In un ecosistema che riesce a tenersi in vita solo grazie alle auto-coccole.
Se non bastasse, posato tra due rocce, abbiamo notato anche un pezzo di plastica grande così. Sì, della plastica. Non finita lì per caso.
Ora, chi ce lo possa aver portata e per quale motivo non è facile saperlo. Non si saprà mai. Ma dalla plasticuccia al pallone da calcio, passando per le scritte sui tronchi e per la “carpiccia” per il presepe, è un attimo. E senza controlli, senza proprietari, la strada si mette ancor più in discesa.
Forse sarebbe il caso che il Comune cominciasse a fare una colletta…

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