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“Mezza pastiglia di ecstasy mi rovina la vita”

Al Subway l’incontro tra Giorgia Benusiglio e i ragazzi delle scuole viterbesi

L'intervento di Giorgia Benusiglio

L’intervento di Giorgia Benusiglio

”Era la prima volta che assumevo droga. Certo, non sempre capita quello che è successo a me ma il punto è proprio questo. Può capitare e si può morire”. Giorgia Benusiglio, davanti a un pubblico di giovanissimi provenienti da numerose scuole superiori del Viterbese, racconta il suo drammatico incontro con il mondo delle droghe. L’obiettivo? Sensibilizzare i giovani e metterli al corrente dei rischi e delle conseguenze dell’assunzione di droghe. La discoteca Subway, location perfetta per un incontro su queste tematiche, ha, almeno per un giorno, acceso le luci e rinunciato alla musica alta per lasciare spazio alle riflessioni, alle emozioni e al confronto. Estremamente interessati e coinvolti sono apparsi i ragazzi che hanno partecipato attivamente ponendo numerose domande per comprendere pienamente quella che è stata la sua esperienza.

Tutti attenti ad ascoltare le parole di Giorgia

Tutti attenti ad ascoltare le parole di Giorgia

Giorgia Benusiglio, sedici anni fa, si ritrovò a un passo dalla morte dopo aver assunto, per la prima e unica volta nella sua vita, mezza pastiglia di ecstasy: ”Il giorno dopo iniziai ad accorgermi dei primi sintomi. Mal di stomaco, formicolio e mancata percezione delle mie gambe – spiega – Nel giro di una settimana il mio fegato andò in necrosi. I medici furono costretti a trapiantarmi l’unico fegato disponibile che era solo parzialmente compatibile con il mio organismo e, infatti, mi servì un secondo intervento. Poi un mese e mezzo di terapia intensiva. Un’esperienza che non auguro a nessuno”.

Giorgia, all’epoca diciassettenne, si salvò grazie al fegato di una sua coetanea, Alessandra, morta tragicamente qualche ora prima del trapianto. “Non c’è giorno che non pensi a lei. Quando mi sono laureata non ho pensato ‘ecco, finalmente ce l’ho fatta’, ma piuttosto ‘ce l’abbiamo fatta’. Alessandra è sempre con me. Io sono in vita grazie a lei e ai suoi genitori che hanno acconsentito alla donazione degli organi ma, al tempo stesso, anche lei continua a vivere attraverso me”.

Poi l’appello: “Non sono qui per dirvi di non provare sostanze stupefacenti. Non sono nessuno per dirvi cosa fare e cosa non fare. Però, se una sera avrete la tentazione di provare, pensate a me e a questo incontro. Chiedetevi questo: sarei in grado di affrontare dodici ore di intervento? Di portare per il resto della mia vita cicatrici esterne e interiori? Di sapere di essere ancora in vita grazie alla morte di qualcun altro? Di distruggere l’esistenza della mia famiglia? Di essere costretto ad assumere ogni giorno dei farmaci che mi mantengono in vita ma, al tempo stesso, mi uccidono lentamente?”.

Un momento dell'incontro al Subway

Un momento dell’incontro al Subway

“A distanza di sedici anni sto ancora scontando le conseguenze del mio errore, di quell’unico errore. – confessa Giorgia – Ogni mese devo effettuare esami di controllo e periodicamente mi capita di avere delle ricadute e problemi di salute. Ragazzi, dovete essere responsabili e capire che assumendo droga farete del male a voi stessi, al vostro corpo. I vostri amici e i vostri familiari potranno aiutarvi e starvi vicino, ma le conseguenze le sconterete voi in prima persona. Sarete voi che dovrete fare i conti con la realtà, sarete voi a soffrire ogni singolo giorno della vostra vita”.

La decisione di dedicarsi alla sensibilizzazione, di entrare in contatto con i ragazzi, di raccontare apertamente e senza freni la propria esperienza è scaturita in Giorgia Benusiglio grazie alla caparbietà del padre, scomparso quattro anni fa, il quale l’ha incoraggiata e spinta a mettersi al servizio della collettività: “Per quanto tu possa sforzarti, quello che farai non sarà mai abbastanza per rimediare all’errore e all’ingenuità commessa, mi diceva: mio piccolo provo a fare del mio meglio. All’epoca, così come ora, la società fece molto poco per me, mentre io sto cercando di fare tanto per questa società e per contribuire a cambiarla”.

 

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