I redditi aumentano. Anzi no: i redditi diminuiscono. Bizzarrie che forse si trovano soltanto nell’economia, e che risultano pure abbastanza difficili da spiegare. I dati, comunque, sono certi e verificati: divulgati dal dipartimento delle Finanze e dall’Istat per l’anno 2014 (dunque sono le dichiarazioni dei redditi del 2015), rielaborati e pubblicati ieri da Il Sole 24 Ore, il più prestigioso quotidiano economico del Paese.
Dunque: dal 2010 (dichiarazione 2011) al 2014 (dichiarazione 2015) i redditi degli italiani sarebbero cresciuti del 4.3 per cento, attestandosi su una media nazionale di 24.240 euro pro capite. Ma è una crescita debole, che scompare del tutto – e diviene anche saldo negativo – se innestata dall’inflazione, che pure in questi anni non ha galoppato affatto (anzi…) ed è arrivata praticamente a fermarsi (appena +0.1 per cento nel 2015, la crescita più bassa dal 1959, prima del boom), tanto che si parla già di deflazione. Perciò, ecco che il calcolo è infelice: tra le 110 province italiane, soltanto due, Mantova e Bergamo, fanno registrare al netto dell’inflazione una crescita. Tutte le altre, pur aumentando sì il reddito pro capite, sono in calo. Buon ultime Siena (dove il calo è del 5 per cento) e Vibo Valentia (-5.2). Una lieve influenza positiva – che però non viene conteggiata, visto che è considerato bonus, e non taglio d’imposta – è arrivata a metà del 2014 con gli 80 euro di taglio Irpef del governo Renzi.
E veniamo alla situazione della Tuscia. La provincia di Viterbo si colloca – come peraltro in molte classifiche – più o meno a metà della graduatoria. Al 62esimo posto nazionale, per la precisione: da noi il reddito medio è di 21.908 euro l’anno dichiarati da ciascun contribuente, quindi un po’ al di sotto della media italiana. Rispetto al 2010, la variazione reale è del –2.9. Cioè, pur crescendo, i guadagni dei viterbesi sono calati, non reggendo il passo della pur flebile inflazione. Certo, c’è chi sta messo peggio, anche nel Lazio: Rieti e Roma, per esempio (-3.2 per cento) o anche realtà del nord come Bologna (-3.0 per cento), Savona (-3.3), Perugia (-3.6), Trento (-3.9), Prato (-4.3). Posti dove la crisi evidentemente ha picchiato duro, oltre a far crescere di pochissimo i guadagni dei contribuenti.
Per il resto, emerge dai dati raccolti da Il Sole 24 ore, la provincia di Viterbo non è tra le più tassate d’Italia. La somma dei tributi (definita ‘’aliquota reale’’, che racchiude Irpef nazionale, Irpef regionale e Irpef comunale) che gli abitanti della Tuscia hanno versato nel 2014 complessivamente il 20.6 per cento, che corrisponde circa ad un quinto di quanto hanno guadagnato. Un ultimo dato: in provincia di Viterbo i contribuenti che dichiarano fino a 15mila euro l’anno sono il 51.5 per cento del totale. Cioè, la metà della popolazione vive con un poco più di mille euro al mese: somma che non può certo definirsi opulenta e che, anzi, si colloca di poco al di sopra della soglia di povertà.