Non succede, ma se succede. E magari non succederà oggi, ad Olbia, posto geograficamente cattivo, per chi ci voleva essere. Mica come al Renato Curi di Perugia, un’ora e mezzo di E45, mica come a Sassuolo, che è tutta autostrada. Ma la festa si fa dove Giove Palla vuole. E non è detto che sia oggi, sarà domenica prossima, comodi in casa, oppure invece no, sarà davvero questo pomeriggio, con il Tirreno a divedere i cuori di là e questi di qua, tutti a mille per un momento che comunque arriverà.
La Viterbese in Lega Pro, quando sarà. E le farfalle dentro lo stomaco, e qualche lacrima, certo, quella va messa in preventivo. E indietro a ricordare gli ultimi otto, di anni, i campionati senza futuro, le trasferte da Tom Tom (”Scusi, signora, per lo stadio?”. ”Ma quale stadio, qui abbiamo il campo sportivo, giovano’’’), le squadrette che se la godevano a far soffrire lo squadrone dei bei tempi che furono. Tristi, battuti, ma mai umiliati, però, i gialloblu: perché chi indossa quella maglia non conosce onta, o ha imparato a farsele scivolare addosso.
Potrebbe essere il grande giorno, sì: la depurazione di tutti i veleni, la cancellazione di tutte le paranoie, quel senso di rivincita che per qualche ora, qualche giorno, qualche settimana ti convince pure di essere migliore degli altri, perché tu hai vinto. Tu-hai-vinto.
Euforia passeggera, certo, ma sempre meglio di anni di frustrazione, a vedere il Latina in serie B, i ciociari in A, la Lupa Castelli (chi?) che ti fotte un campionato.
Se oggi non arriverà, sarà tra sette giorni. Quando la Viterbese sarà arbitra del suo destino, e del suo trionfo, visto che ad Olbia vincere potrebbe non bastare. Dettagli. Sfumature matematiche che non cancellano l’aria di festa, la percezione del risultato, i sogni per il futuro. Basta scendere al bar, uno di questi giorni, per sentir parlare della squadra, la squadra della città, mica la Juve o la Roma o l’Inter. Dei giocatori, addirittura, ed erano anni: il talento esplosivo di Pini, l’eleganza di Scardala (il capitano perfetto, certi dettagli contano negli anni che contano), la garra di Cuffa, la velocità di Neglia, la simmetria di Bernardo, il bomber elegante, l’aria selvaggia di Invernizzi, uno che piace alle donne della tribuna centrale. E ancora: la serietà di Nofri, il Racioppa con la valigetta, il maglione di Camilli che è già cimelio. Non succedevano da anni, robe così.
Olbia, dunque. O il Cynthia. O chi sarà sarà. L’unica cosa certa è la goduria, un’emozione antica che mancava da tanto, troppo tempo. E che qualcuno, qui, si merita.